«Quei discorsi al bar, con gli schizzi delle sue opere fatti sui tovaglioli» guido palmero ricorda cavallera: «era sempre alla ricerca della forma perfetta»

«Quei discorsi al bar, con gli schizzi delle sue opere fatti sui tovaglioli» guido palmero ricorda cavallera: «era sempre alla ricerca della forma perfetta»
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Un carissimo amico ci ha lasciati. Non è un inizio banale se pensiamo al professore Araldo Cavallera che di amici ne aveva tanti. È stato innanzitutto un grande artista e un caro amico, una persona speciale perché cordiale, eclettica, spiritosa e come altri hanno scritto: vera e unica.

Lo ricordo sempre con il sorriso, anche quando comparsi i primi problemi di salute li affrontava senza sconforto, ma aggiungendo una punta di ironia.

Per il suo animo affabile e gentile era apprezzato perché lo faceva con un approccio mai banale che ne qualificava la persona intelligente che sapeva usare anche la barzelletta per rapportarsi con gli altri.

Era uomo di profonda cultura che lo portava ad appassionarsi a molteplici tematiche. I suoi molti interessi spaziavano dal mondo dell’arte a quello della montagna, al mare (mi aveva raccontato che in gioventù aveva anche navigato), alla natura dei materiali, così da poterne sfruttare tutte le caratteristiche durante la creazione artistica. Progettava le sue opere e poi non demandava, le realizzava lui, fossero in ferro, legno, gesso o terracotta, mediante la sua maestria con le tecniche artigianali.

Era una persona che già conoscevo di fama attraverso l’amicizia che c’era tra i nostri padri. Araldo era quello che aveva fatto ricerche archeologiche in val Po, ritrovamenti di segni preistorici importanti (coppelle, antropomorfi, zoomorfi ) e anche quello che aveva rilevato tracce a Bric Lombatera, a pochi passi da Pian Munè, di un “Tempio dedicato al sole” tipo Stonehenge.

Da ragazzo avevo visto una sua esposizione di pittura al Palazzo Italia di Saluzzo dove esponeva anche la sua amata “Nini”. All’epoca dipingeva “en plein air” con un carattere espressionista che comunicava già una forte personalità.

Il nostro primo incontro, invece, avvenne a scuola, io alunno e lui allora giovane supplente. Ricordo che ci mise subito al lavoro con la creta; per noi alunni rappresentava la presenza della figura di un “Artista in aula”.

Poi, a inizio anni Ottanta, siamo diventati colleghi di Educazione artistica alla Scuola media statale Marconi di Savigliano. Qui ho scoperto l’amico-collega che mi metteva a disposizione tutta la sua esperienza e a volte, quando non avevo lezione, mi invitava in classe a seguire la sperimentazione di una nuova tecnica pittorica con i suoi ragazzi.

Ci siamo poi frequentati saltuariamente nel tempo, presi ciascuno dai suoi impegni, ma ci siamo ritrovati quando Araldo è andato in pensione e io sono arrivato ad insegnare a Saluzzo. (Quante volte ho fatto disegnare e abbiamo commentato con i miei alunni il suo monumento nei giardini della”Rosa Bianca”!). L’appuntamento era in centro città o al bar per un caffè vicino alla scuola. Le nostre conversazioni avevano sempre un tema: l’arte. Araldo aveva sempre con sé, nel taschino della giacca, “un mozzicone” di matita con salvapunta. La usava, sul tovagliolo del bar, per illustrarmi i suoi progetti; oggi era la descrizione della struttura in ferro della vela o la curvatura delle onde per il monumento ai caduti del mare di Carloforte, oppure i problemi ergonomici del “trono” in legno che avrebbe fatto bella mostra in Castiglia nella sua antologica del 2020. Mi piaceva ascoltare quei discorsi da “bottega”.

Nel 2018, ho avuto l’onore di essere stato invitato, insieme a Nicola Bolla, Araldo Cavallera, Elio Garis, Franco Giletta, Ugo Giletta, Bruno Giuliano e Michelangelo Tallone a partecipare alla mostra “Cattedrale Contemporanea” presso il Museo Diocesano di Saluzzo. Lì ho avuto modo di condividere la sala espositiva proprio con Araldo che per l’occasione esponeva l’installazione: E l’Angelo disse: “Non temere Maria….” ed io il mio Crocifisso: “Baldino da Surso 2018”. Anche in quella occasione non risparmiò complimenti per la mia interpretazione, a dimostrazione di quale bella persona fosse, che non si poneva mai come “prima donna” ma sempre pronto ad incoraggiare e a trovare il meglio negli altri.

Ciao Araldo, mancherai a tutti noi e mi dispiace perché non potrò più avere risposta alla domanda: “A che cosa stai lavorando”?

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