Cavallera, curioso del mondo e artista totale

Araldo Cavallera si è spento mercoledì scorso, all’età di 81 anni, dopo una vita intera trascorsa nell’esplorazione delle diverse forme dell’arte. Nato a Saluzzo nel ‘39, si era formato all’Accademia Albertina di Torino, allievo di Luigi Spazzapan, Domenico Valinotti, Sandro Cherchi e Anna Maria Bonous. Insegnante di disegno e storia dell’arte, aveva appreso negli anni la lavorazione del ferro, del legno, dell’intarsio.

Artista sempre alla ricerca di nuove soluzioni e nuove forme dell’arte, ha spaziato dall’iniziale esperienza del segno grafico, ai paesaggi, ai grandi occhi, alle “vele”, fino all’impiego della pietra di fiume e della pietra locale.

Ha diviso il suo tempo tra Saluzzo, Carloforte, nell’isola di San Pietro in Sardegna, e San Damiano in valle Maira. Luoghi “del cuore” dove Cavallera, attraverso l’osservazione della natura e delle attività umane, ha saputo trarre ispirazione per le sue opere. Attento osservatore, è considerato lo scopritore delle incisioni rupestri “a coppelle” in valle Po, su cui ha scritto alcuni saggi.

A Saluzzo ha ricoperto la carica di vicedirettore del museo civico di Casa Cavassa. Alla sua città ha dedicato, negli anni ‘70, una preziosa serie grafica numerata, “I comignoli”. Negli stessi anni ha realizzato una grande planimetria assonometrica di Saluzzo e una cartella grafica dedicata alla novella di Griselda.

Di Cavallera si ricordano le “meduse” in terracotta al ferro, con cui dà vita a cavalieri e cavalli, crocifissi, guerrieri a cavallo. E, tra gli altri, il bassorilievo nella cantina dei Marchesi di Barolo e il monumento alla Rosa Bianca a Saluzzo.

La città, lo scorso anno, gli ha dedicato una mostra antologica “Solcando le onde del tempo” in Castiglia.

Lascia la moglie Nini Piumatti e i figli Anna e Andrea. I funerali sono stati celebrati venerdì in cattedrale a Saluzzo. La salma riposa nella tomba di famiglia, a San Damiano Macra.