LA MAGGIORANZA RASSICURA: UN ANNO DI SACRIFICI PER disporre di UN POLO D’AVANGUARDIA Raccolti 70 mila euro per le api di Mattia
Quadruplicato l’obiettivo minimo di solidarietà. Si partiva da 15 mila euro; in 6 giorni si è arrivati a quasi 70. Un’asta al rialzo, fatta da tanti sconosciuti, inteneriti dalla vicenda che ha per protagonista Mattia Landra, 33 anni, apicoltore della valle Maira al quale i vandali hanno distrutto settanta arnie posate a Candia, nel Canavese, per sfruttare la fioritura dell’acacia.
In poche ore sono arrivate donazioni (alcune anche di mille euro) da tutta Italia. Una catena di solidarietà che ha dell’incredibile, a cui certamente ha contribuito la notorietà di Mattia, nell’alto come nel basso Piemonte, ma anche il tam-tam dei social.
A metà della scorsa settimana, l’apicoltore aveva denunciato, con un video in diretta, la devastazione che ha riguardato le casette del suo allevamento. «Guardate le api, tutte morte, tutte ribaltate. Questo disastro l’hanno combinato delle persone che forse non dovrebbero stare in questo mondo. Ho male al cuore» diceva Mattia mercoledì scorso con la voce rotta dalla disperazione, davanti a quelli che sono diventati, in modo virale, migliaia di spettatori.
Il fratello maggiore Daniele, con il quale Mattia lavora nell’agriturismo di famiglia “Al Chersogno” a San Michele di Prazzo, aveva così aperto una sottoscrizione sul canale gofundme. E ha fatto centro: 15 mila euro in 22 ore, poi un’escalation di donazioni.
Titolare dell’azienda di miele biologico “Jal Vert”, Mattia si è detto impressionato da tante solidarietà e vicinanza. Sono arrivate donazioni da oltre 3 mila persone. A lui si è rivolto anche l’ex ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, con un tweet: «A te caro Mattia, un abbraccio forte. Non farti abbattere, tu e le tue api tornerete ancora più operosi di prima».
Gioia, stupore e commozione si mischiano però alla rabbia: i soldi non restituiscono a Mattia le sue api: «Rinuncerei al “premio” imprevisto pur di riaverle indietro» commenta, confermando l’affezione unica che l’apicultore nutre nei confronti delle “sue” creature.
La bella storia non deve far dimenticare l’atto vandalico da cui tutto si è originato: «Non sono ragazzate improvvisate: è stato un gesto mirato, anche perché l’altra notte pioveva a dirotto e qui bisogna venirci apposta» ha confidato ai giornalisti Landra. Sullo sfondo, infatti, pare esserci un problema di vicinato: un’ordinanza dei Comuni di Caluso e Mazzè, su pressioni degli apicoltori locali, limita l’arrivo degli apicoltori provenienti da altri comuni. Quella zona è una delle poche in Piemonte a essersi salvata dalle gelate primaverili: è quindi molto appetita per le fioriture di acacia.