Resta salda la filiera del latte piemontese

Resta salda la filiera del latte piemontese
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Sugli allevamenti si è aperta una sorta di "caccia alle streghe" - soprattutto per le “bufale” sparse sulla rete dagli specialisti in fake news - tesa a demonizzare le produzioni animali, magari per favorire surrogati sintetici che godono di investimenti miliardari.

Mentre invece le nostre stalle, molto prima che si parlasse di Green Deal o Farm to Fork, sono impegnate da tempo sul fronte ambientale per ridurre al minimo l'impatto ambientale delle loro produzioni.

Va sottolineato infatti che l'allevamento - lo vediamo ogni giorno nelle nostre campagne - è un modello di economia circolare: dal campo al foraggio, dal foraggio all'alimentazione, dalle deiezioni animali ancora al campo, oppure alla produzione di energia tramite impianti di biogas.

Che la zootecnia italiana, e in particolare quella piemontese, sia ai primi posti nel mondo in fatto di qualità e per il suo impegno verso la sostenibilità, lo ha riconosciuto il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli, consapevole dell'importanza del settore e del suo sviluppo. E non a caso il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha messo a disposizione risorse che vanno in questa direzione.

Altro capitolo è quello del nuovo “Sistema di qualità nazionale per il benessere animale”, su cui sta lavorando il mondo allevatoriale - che in Piemonte fa capo all’Arap - per definire uno schema base di produzione e certificazione mirato a rafforzare la sostenibilità ambientale, economica e sociale delle produzioni di origine animale.

Con la pandemia, i produttori hanno fatto fronte alla crisi sanitaria ed economica garantendo la produzione del latte, le attività di trasformazione e la vendita dei prodotti, pur utilizzando le giuste precauzioni nel rispetto delle misure di sicurezza.

Le aziende hanno realizzato piani strategici differenti per raggiungere questo fondamentale obiettivo comune, poiché si tratta di aziende che hanno diverse caratteristiche in funzione delle peculiarità dei territori in cui sono situate, ma anche per ciò che riguarda le dimensioni e le risorse economiche di cui dispongono.

La gran parte di latte bovino è prodotta in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia, dove c’è un numero maggiore di stabilimenti di trasformazione rispetto al sud.

Gli analisti del comparto lattiero-caseario hanno osservato che la maggior parte delle aziende del settore ha ottimizzato la produzione di latte per evitare sprechi, utilizzando strumenti digitali per garantire la consegna ai clienti.

Ciò vale in particolare per la per la filiera del latte piemontese, fondata dalla cooperativa di allevatori Compral Latte con l’Inalpi di Moretta e il colosso dolciario Ferrero: gli strumenti predisposti, a cominciare dall’indice del prezzo, hanno consentito ai produttori di reggere l’impatto dell’emergenza sanitaria.

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