Neberti, Momberto e Falda per il dopo-Calderoni Il centrodestra aspetta la Lega: Andreis o Demarchi? Xxxxxx Xxxxx

Neberti, Momberto e Falda per il dopo-Calderoni Il centrodestra aspetta la Lega: Andreis o Demarchi? Xxxxxx Xxxxx
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Sono trascorsi due anni dal 26 maggio 2019, quando Mauro Calderoni venne riconfermato sindaco di Saluzzo al primo turno col 54,3% dei consensi. La perfetta organizzazione di una campagna elettorale preparata con cura e con largo anticipo aveva consentito alla coalizione “Insieme si può”, costituita da cinque liste (Una Città da Amare, Uniti per Saluzzo, Sinistra Saluzzese, Città Democratica e Polo Civico per Saluzzo), cui si erano aggiunti i Moderati, di prevalere su centrodestra e Movimento 5 Stelle senza dover ricorrere al ballottaggio.

Il centrodestra era arrivato all’appuntamento elettorale per l’ennesima volta diviso e impreparato. Nella ripartizione dei candidati sindaci tra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, Saluzzo era toccata al partito di Salvini.

Non avendo uomini disponibili, la Lega si era affidata a una donna, Alessandra Piano, che ottenne il 40,5% dei voti. Piano era appoggiata da cinque liste (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, SiAmo Saluzzo e Progetto Saluzzo).

Si era pure rivelato un flop l’esordio del Movimento 5 Stelle sulla piazza cittadina. I “grillini” locali, dopo vari dinieghi, avevano trovato il loro candidato sindaco in Piercarlo Manfredi, ma il risultato era stato deludente: 5,2%, percentuale che non aveva consentito l’elezione a consigliere comunale nemmeno al candidato sindaco.

Sin qui lo stato dell’arte. Nonostante manchino tre anni al rinnovo del Consiglio, qualcuno già guarda con curiosità alla prossima scadenza del 2023 quando Calderoni, giunto al termine del suo secondo mandato consecutivo, non potrà più ricandidarsi e guidare la coalizione di centrosinistra.

La domanda che rimbalza (per il momento tra gli addetti ai lavori) è che cosa succederà fra tre anni, sia per quel che riguarda i candidati sindaco, sia più in generale per capire quali saranno gli scenari che andranno a delinearsi.

CENTRODESTRA

Le acque nell’attuale minoranza, dopo 17 anni di governo del centrosinistra, restano chete. Tuttavia Fratelli d’Italia lascia intendere di voler salire sulla tolda di comando e prendere in mano le redini con ben altro piglio. Già, ma con quali uomini o donne? Per il momento siamo nel limbo delle intenzioni, anche perché l’azionista di maggioranza del centrodestra locale resta la Lega che alle ultime comunali ha ottenuto 1856 voti, pari al 21%, affermandosi come partito di maggioranza relativa e distanziando notevolmente le altre liste della coalizione.

Se il broker Domenico Andreis tornasse ad opporre un rifiuto per ragioni professionali, la palla non potrebbe che passare nelle mani di Paolo Demarchi, il giovane “poulain” che oggi ricopre il doppio ruolo di consigliere comunale e regionale. Ammesso e non concesso che la Lega sia davvero interessata al governo della città, non potrebbe che essere lui l’uomo da mandare in campo per tentare di riconsegnare Saluzzo al centrodestra dopo vent’anni di amministrazione di centrosinistra (dieci con Paolo Allemano e altrettanti con Mauro Calderoni).

Forza Italia, in attesa degli sviluppi, si affida al senatore Marco Perosino, la cui assidua presenza nel Saluzzese è legata al rapporto di amicizia con Dario Miretti, presidente del Parco Monviso, e ai sindaci di Octavia. Gli azzurri, a quanto si sa, vorranno essere pienamente nella partita.

CENTROSINISTRA

Il quesito più interessante, prima di arrivare ad affrontare l’eredità sindacale di Calderoni, è capire se “Insieme” resisterà una volta che il suo ispiratore sarà fuori dalla scena municipale. A sinistra si sta attrezzando “Con+Voce”, la Sinistra Saluzzese, che vorrà certamente far sentire la sue istanze nel momento del ritorno alle urne.

I nomi che oggi circolano come possibili, futuri candidati sindaci sono quelli di due assessori, Andrea Momberto e Francesca Neberti, ma non sono i soli. Certo è che la partita per la successione di Calderoni non sarà facile. Il sindaco uscente cercherà di orientare le future scelte: ha l’autorità per farlo, ma molto dipenderà dal suo futuro ruolo politico e ancor più dal fatto se “Insieme” sopravvivrà o se dovrà prendere atto di aver esaurito la sua carica propulsiva.

Con l’uscita di scena di Paolo Allemano nel 2014, Calderoni aveva inventato - declinando in altra chiave il concetto del leader socialista De Martino - gli “equilibri politici più avanzati”, riuscendo a tenere uniti, in un patto amministrativo, ex liberali, ex democristiani ed ex esponenti della sinistra storica. Quale tra i suoi assessori o consiglieri, da qui in poi, potrebbe esercitare analogo ruolo politico?

CENTRO & AFFINI

Considerato che alcuni “veterani” del municipio, dopo decenni di gloriosa e onorata carriera, nel 2023 sembrano intenzionati al ritiro, potrebbero affacciarsi sul proscenio della politica amministrativa cittadina nuovi soggetti. E con loro anche nuove aggregazioni e/o formazioni civiche. Sono sorti, in questi ultimi mesi, Azione, il partito di Carlo Calenda, e Italia Viva di Matteo Renzi, soggetti che hanno manifestato la volontà di dire la loro anche in ambito comunale, nonostante finora si sia visto poco, complice probabilmente anche il lockdown.

Sono movimenti piccoli ma battaglieri, guidati entrambi da giovani.

Il primo da Andrea Vassallo, studente universitario, il secondo dall’avvocato Francesco Hellmann, assessore a Scarnafigi ma con studio professionale in città. La loro intenzione, sempre che riescano a trovare un’intesa, sarebbe di costituire un terzo polo e provare ad insinuarsi tra sinistra e destra.

Il progetto, indubbiamente ambizioso, risulta essere ancora al palo.

Per realizzarsi avrebbe bisogno di una leadership autorevole, che qualcuno adombra nell’attuale presidente del Consiglio Enrico Falda.

Il veterinario, in passato presidente della Fondazione Bertoni, per il momento se ne sta acquattato, in attesa di vedere quali equilibri andranno a delinearsi in seno ad “Insieme si può”, associazione nella quale comunque afferma di riconoscersi.

Tre anni son lunghi da passare, ma è possibile che col ritorno alla vita normale, anche la vita politica cittadina vada incontro ad una lenta, progressiva ripartenza.

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