Per Vaudano 24 mesi di “lacrime e sangue” «No allo scontro, mi piace lavorare insieme» Parla il SINDACO DI PAESANA, IL PIù GIOVANE nELLA STORIA DEL PAESE, ELETTO PRIMA DELLA PANDEMIA

Per Vaudano 24 mesi di “lacrime e sangue” «No allo scontro, mi piace lavorare insieme» Parla il SINDACO DI PAESANA, IL PIù GIOVANE nELLA STORIA DEL PAESE, ELETTO PRIMA DELLA PANDEMIA
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Alle 19,40 del 6 giugno di due anni fa, l’allora 33enne Emanuele Vaudano giurava «di osservare lealmente la Costituzione Italiana» e diventava il nuovo ed al tempo stesso più giovane sindaco della storia di Paesana, consegnandosi di fatto ad un paese che gli sempre voluto bene e che su di lui non ha mai avuto dubbi di sorta, sino ad attenderlo per 5 lunghi anni per poterlo eleggere. Con lui abbiamo tracciato un bilancio di questi 24 mesi.

Vaudano, come sono stati i suoi primi due anni da sindaco?

«Sono stati due anni difficili, faticosi, con tanti imprevisti e segnati da una pandemia di cui a tratti disperavamo di vedere la fine. Anni in cui la vita amministrativa è rimasta praticamente al palo, come i progetti e i lavori che dovevano trovare attuazione nel 2020 e che ora si accavalleranno nei prossimi mesi. Ma sono certo che la gente capirà».

C'è qualche risultato che può rivendicare con maggiore soddisfazione?

«Sicuramente l’aver saputo, anche grazie agli amici della Croce Rossa, degli Aib e della Protezione civile, gestire al meglio il lungo periodo di isolamento. Siamo stati bravi nel nostro piccolo a portare a casa risultati importanti come il Centro vaccinale nella sala polivalente, che ha evitato ulteriori disagi alla popolazione».

Che cosa l’ha invece amareggiato di più?

«Dall’Unione montana mi aspettavo di più. Non mi riferisco al gruppo. Ho sempre pensato che l’Unione dovesse essere un valore aggiunto per ciascuno dei comuni aderenti, ma ho dovuto ricredermi: siamo un ente pieno di generali ma privo di soldati».

Effettivamente siete anche un ente che, a differenza di quello che furono le Comunità montana, appare lontano dalla gente.

«Lo dico sottovoce, ma nello scollamento rispetto ai cittadini non possiamo essere esenti da colpe».

Si era scritto, parlando di lei, che incarnava alla perfezione il fidanzato ideale che ogni mamma avrebbe voluto per la propria figlia. É ancora quell’Emanuele Vaudano?

«Chi scrisse quelle parole mi voleva bene. Non so dire se sono ancora lo stesso: dovrebbe chiederlo alla gente. Ma forse sì: non sono un guerrafondaio e non amo la politica perché porta inevitabilmente a degli scontri, che invece io cerco costantemente di evitare. Amo troppo vivere in pace con tutti».

La gente in lei vede il ritratto cordiale e sempre sorridente del babbo Claudio, disponibile medico del paese. Cosa dicono il papà e la mamma di questa sua esperienza?

«In casa parliamo poco del mio ruolo di sindaco e le poche volte in cui lo facciamo è perché i miei genitori mi segnalano problemi del paese che necessitano di interventi urgenti. Per il resto, nei nostri dialoghi prevale il mio lavoro».

Accennava a opere che vedranno la luce nei mesi a venire. Ce ne elenca qualcuna?

«Le snocciolo i più importanti, pur se non unici: interventi alla casa di riposo, restyling del palazzo municipale, impianti sportivi, asfaltatura di molte strade, piano energetico per l’illuminazione pubblica, video-sorveglianza, pista ciclabile, edilizia scolastica per un nuovo baby parking».

La sua amicizia di vecchia data con il presidente Alberto Cirio la fa etichettare inequivocabilmente come un sindaco di centrodestra. Le crea imbarazzo avere al fianco un “vice” dichiaratamente di centro sinistra?

«Assolutamente nessun imbarazzo».

A proposito del suo vice, si mormora che Marco Margaria stia studiando da sindaco in vista delle amministrative del 2024. Come commenta?

«Non credo che Margaria abbia in mente disegni oscuri. Lo reputo una persona corretta ed onesta. Caratterialmente è il mio opposto, ma proprio per questo ci completiamo».

Margaria è uomo da cariche pubbliche: la soluzione potrebbe essere lei ancora sindaco e lui presidente dell’Unione montana, previa una piccola modifica dello Statuto di quest’ultima che non dovrebbe più assegnare ai soli sindaci l’esclusività della presidenza. È un'ipotesi plausibile?

«Non so. Il momento che sta vivendo l’Unione è così delicato che qualsiasi modifica ne causerebbe oggi l’implosione».

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