Vivono la comunità ma niente politica: chi sono e cosa pensano i nostri ragazzi i risultati della ricerca dell’istituto toniolo sui giovani del saluzzese

Vivono la comunità ma niente politica: chi sono e cosa pensano i nostri ragazzi i risultati della ricerca dell’istituto toniolo sui giovani del saluzzese
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Nel 2020, l’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha pubblicato, grazie alle ricerche svolte nella diocesi di Saluzzo da Paola Bignardi, coordinatrice dell’Osservatorio Giovani, un volume dal titolo “Chi sono i giovani di Saluzzo? Valori, fede, scelte di vita.”

«L’obiettivo della ricerca è quello di raccogliere il pensiero dei giovani circa la loro vita. I giovani sono la speranza e la risorsa del nostro futuro, proprio per questo desideriamo prendercene cura». Queste parole, pronunciate dal vescovo di Saluzzo, Cristiano Bodo, spiegano la partecipazione attiva della diocesi allo studio. Nel 2019, prima dello scoppio della pandemia, si è infatti celebrato l’anno pastorale a loro dedicato, segnale che quella sui nostri ragazzi è una riflessione che procede da un po’ di anni all’interno del nostro contesto territoriale.

Si tratta di una ricerca i cui risultati possono aiutare, sia la Chiesa locale, sia la comunità civile, a meglio rispondere alle richieste di questo mondo, in un orizzonte di maggior collaborazione e di miglior reciprocità intra generazionale.

L’inchiesta ha coinvolto 1955 studenti, provenienti dai diversi licei, nonché dagli istituti tecnico-professionali della zona.

Gli intervistati sono stati suddivisi in due fasce d’età: quella degli adolescenti (16-18 anni) e quella dei giovani (18-29 anni).

CREDONO NELL’IMPEGNO

Partendo dal chiedere agli adolescenti cosa significhi per loro l’impegno, emerge come quest’ultimo sia visto come un processo individuale, caratterizzato da tre elementi principali: la fatica, la determinazione, il coraggio. L’impegno è quindi considerato una dimensione fondamentale della popolazione giovanile.

L’esito di questo processo è una crescita di sé, che la ricerca dell’Istituto Toniolo ha collegato al manifestarsi dell’impegno civico e all’assunzione di responsabilità, da parte dei giovani studenti saluzzesi, all’interno del contesto sociale in cui vivono. Queste sono le caratteristiche, proprie dell’impegno civico degli adolescenti e dei giovani: una dimensione attiva e passiva; il suo essere esperienza collettiva, esperienza di responsabilità verso gli altri.

I GIOVANI FANNO COMUNITA’

Nello specifico, la dimensione attiva dell’impegno civico non riguarda solo il volontariato e il proprio impegno verso persone al di fuori della propria cerchia, ma anche la preoccupazione per l’ambiente. I giovani saluzzesi, dunque, ben coscienti dei rischi dell’isolamento e dell’individualismo, ricercano esperienze collettive, che siano in grado di generare sentimenti di appartenenza e attività di collaborazione, quali quelle di volontariato vissute all’interno della Chiesa, negli Scout, ma anche quelle sperimentate nelle squadre sportive o nelle associazioni.

Il comportamento dei giovani nei confronti della società, intesa nel suo senso più ampio, e del mondo esterno, risente, negativamente, del clima individualistico, in cui vivono il quotidiano.

LA POLITICA NON INTERESSA

L’attitudine dimostrata dai giovani adolescenti saluzzesi verso il tema dell’impegno in politica, presenta una connotazione fortemente negativa e ciò è abbastanza preoccupante, se si pensa alla possibilità di estendere il diritto di voto ai sedicenni. Allo stesso tempo, tale orientamento negativo verso la politica, è però mitigato da una buona consapevolezza sulla loro immaturità e da altre cause concomitanti, quali la carenza nell’insegnamento dell’educazione civica a scuola, la disillusione verso la politica odierna, trasmessa dai genitori ai figli, e la disinformazione, che alimenta le immagini negative sul mondo politico.

All’interno dell’impegno, è stata poi affrontata la dimensione dell’impegno religioso: dal punto di vista degli adolescenti saluzzesi, l’impegnarsi in ambito religioso viene fatto coincidere con la fede, con il credere e con il costruire un rapporto con Dio.

Per alcuni ragazzi della fascia d’età compresa tra i 16 e i 18 anni, inoltre, impegno religioso non vuol dire usare i valori, imparati in questo contesto, come una bussola personale, quanto piuttosto seguirli senza metterli in discussione. Per ciò che concerne i giovani saluzzesi (18-29 anni), la religiosità viene da loro vissuta secondo tre assi: gli spazi, i tempi e i modi, il senso del credere. In generale, la fede viene vista come un percorso attraverso cui si costruisce la propria spiritualità, come una ricerca oppure come uno strumento d’interpretazione della realtà.

I giovani intervistati presentano, complessivamente, un pensiero maturo, orientato da valori quali equità ed uguaglianza (anche se non tutti ne capiscono la reale portata per la società contemporanea), dal valore dato alle leggi come delle bussole e come a qualcosa da interiorizzare. I giovani saluzzesi, infine, sono poi caratterizzati da un approccio alla sperimentazione e dall’attribuire un’importanza significativa alla competenza: vogliono infatti essere riconosciuti per quanto valgono e per le competenze possedute.

I PUNTI DI RIFERIMENTO

Quindi, dal punto di vista sociologico, tre sono i principali punti di riferimento dei giovani della diocesi di Saluzzo.

La famiglia, i genitori - in particolare, la figura materna - vengono spesso indicati dagli intervistati come modelli e/o esempi da seguire nella vita quotidiana.

Il contesto educativo è il secondo attore sociale, che influenza in modo decisivo i valori, le scelte e gli stili di vita. In particolare, la tipologia di scuola rinvia ad una ben determinata forma mentis, che viene interiorizzata da ogni giovane studente.

Le parrocchie, le proposte della Pastorale giovanile, i gruppi ecclesiali (soprattutto gli Scout) rappresentano realtà fondamentali per i giovani del nostro territorio, dove essi si impegnano e dove possono trovare delle figure adulte significative, con cui condividere percorsi di crescita, anche nella fede.

DUE PUNTI DI PARTENZA

Dall’inchiesta sul mondo giovanile saluzzese, infine, emergono due possibili punti di partenza per ulteriori iniziative.

Anzitutto, è sempre opportuno iniziare da esperienze di ascolto, che coinvolgano i giovani su quelle che sono le loro problematiche, ma anche le loro soddisfazioni, i loro punti di forza. Triplice è il luogo dove può svolgersi questa dinamica di ascolto: in famiglia, nella scuola, nella comunità cristiana.

Al di là dell’ascolto attivo, l’altra parola chiave, emersa dalla ricerca sui giovani, è quella dell’accompagnamento: nella nostra realtà locale, mancano, senza dubbio, dei percorsi strutturati, che accompagnino i giovani nelle loro scelte, in particolare quelle relative al loro futuro, come la scelta dell’università o di nuovi percorsi di vita, dopo l’esperienza scolastica.

Infine, un ultimo elemento: i giovani non sono solo persone di cui bisogna prendersi cura, ma interlocutori credibili, potenziali depositari di novità, risorse e conoscenze, di cui potrebbe beneficiare la società, se questa resta aperta al dialogo.

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