Politica L’analisi del sindaco in occasione dell’assemblea di Insieme si può Calderoni: siamo e resteremo la maggioranza in questa città

Politica L’analisi del sindaco in occasione dell’assemblea di Insieme si può Calderoni: siamo e resteremo la maggioranza in questa città
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Camicia bianca, informale, risvolto alle maniche e primo bottone aperto. Mauro Calderoni si sente a suo agio al tavolo dell’assemblea di “Insieme si può”, tornata a riunirsi dopo due anni. Parla a ruota libera a quella che è la “sua” platea.

Stagionali, grandi progetti, Terres Monviso sono i cavalli di battaglia, ma non lesina uno sguardo oltre le mura del Marchesato, alla situazione politica nelle altre città della provincia. Ma evita, cosa peraltro scontata, di parlare del suo futuro e di quello che potrà succedere fra tre anni, quando terminerà il secondo mandato da sindaco di Saluzzo.

NUOVA SEDE

L’assemblea di Insieme si è aperta, dopo il saluto del presidente Carlo Ravazzi, con le relazioni di bilancio illustrate da Silvana Cravero. Tra le novità più importanti c’è il trasferimento di sede, da via Torino a via Gualtieri, che consentirà un risparmio sulle spese di affitto e riscaldamento. L’attenzione è già rivolta alla prossima scadenza elettorale. Cravero, non senza ironia, ha comunque sottolineato che «il buon risparmio di cassa consentirà di arrivare ad avere una somma consistente a disposizione in vista delle prossima campagna per le amministrative del 2024».

PAROLA AL SINDACO

Il momento clou della serata è stato la relazione del sindaco Mauro Calderoni. Un intervento ad ampio raggio, che non si è focalizzato solo sulla città, ma ha spaziato su diversi temi di attualità e di territorio. Non un’analisi di opere fatte e cantieri, ma una riflessione politica sul futuro del Saluzzese.

«Mi sono trovato a commentare il risultato delle primarie di Torino - ha aperto Calderoni - e ho pensato che noi siamo fortunati. Sorrido quando sento che in politica oggi tutti parlano di piazza grande e di ampie intese, ma, dopo poco tempo, ci sono solo spaccature. Noi alla “piazza grande” siamo arrivati 18 anni fa. Il modello ha messo radici, è cresciuto. Abbiamo allargato la base elettorale e la base dell’impegno diretto. Chiunque abbia voglia, tempo e passione in città può avere un ruolo nel progetto di Insieme si può, che non è solo politico, ma è comunitario. Ecco perché siamo diventati la maggioranza elettorale assoluta alle ultime elezioni amministrative».

Calderoni rimanda al mittente le critiche di chi crede che il progetto “Insieme” sia destinato ad esaurirsi con questa consiliatura. «Il gruppo è unito, non ci divideremo. Ma non è immobile, anzi, sapremo mutare, crescere. Non dobbiamo commettere l’errore di non cambiare, perché siamo un soggetto vivo, fatto di persone».

MENO SALUZZO

PIU’ SALUZZESE

Rivolto a se stesso, aggiunge: «Sono consapevole di non apparire, a volte, simpatico a molti, anche nell’area del Saluzzese. Ma mi piace dire le cose come stanno, senza fingere. E in futuro dobbiamo guardare sempre meno alla città intesa come elemento, e sempre di più al Saluzzese come territorio. Questo non significa che il mio compito non sia quello di occuparmi della città, ma che serve una programmazione strategica. Non bastiamo più a noi stessi. Il sistema degli enti locali sta andando verso il collasso. Ma non significa necessariamente una perdita delle tradizioni e dell’identità locale; la fusione con Castellar lo dimostra. Oggi i problemi si risolvono ai tavoli extracomunali. Era stato lungimirante Paolo Allemano, 18 anni fa, a creare la Consulta dei sindaci del Saluzzese, perché le partite sul futuro si giocano su un’altra dimensione che non sia quella comunale».

STAGIONALI E FRUTTA

Quello sugli stagionali non è stato un semplice passaggio, ma un vero e proprio excursus sulla questione. Calderoni conosce bene la materia, cui dedica ampio spazio nella sua relazione. «Abbiamo impiegato qualche anno dice - per capire che non è un problema umanitario, ma amministrativo e politico, che non possiamo affrontare da soli. Il distretto della frutta cuneese (perché il fenomeno va da Cuneo a Cavour e non riguarda solo Saluzzo) con i suoi 15 mila ettari di frutteto, richiede ogni anno una forza lavoro di 12 mila stagionali. Occorre fare sistema, ma non è solo un ragionamento politico, serve la volontà da parte di tutti, associazioni agricole, organizzazioni di produttori, frutticoltori stessi».

SALUZZO MODELLO

PER LE SETTE SORELLE

Calderoni non dice cosa vorrà “fare da grande”. «Non siamo nemmeno a metà mandato - afferma – non ha senso parlare ora di cosa succederà nel 2024. Ma questo modello è quello che dovrà proseguire la strada intrapresa 18 anni fa con “Una città da amare”. Ci riempie d’orgoglio sapere che altre realtà hanno guardato o guardano a noi per costruire un modello di associazione simile, perché vuol dire che stiamo lavorando bene».

Infine ribadisce l’importanza dello “sguardo oltre le mura”. «Solo negli ultimi due anni abbiamo convogliato sul territorio 7 milioni di euro con Terres Monviso e con altri progetti di area vasta. Perché c’è una progettualità di territorio. La pedemontana Cuneo-Pinerolo, il rilancio del sistema ferroviario, l’ospedale “Monviso”, il potenziamento del colle dell’Agnello. Sono le grandi opere che Saluzzo ha “suggerito” per il Recovery Plan, ovvero le opere strategiche che la Regione individuerà per il Recovery Fund europeo. Ma se andate a cercare nell’elenco - sottolinea Calderoni – non troverete il nome di “Saluzzo”, perché non è una “lista della spesa”. Gli amministratori locali devono smetterla di pensare solo al loro orticello, ma ragionare pensando al territorio».

Calderoni riscuote applausi e consensi dalla platea di Insieme. Certo, non può nascondere le difficoltà del momento, dalla “solitudine” dei sindaci, soprattutto nel periodo della pandemia, agli spinosi rapporti con vicine realtà (come Octavia e l’amministrazione comunale di Savigliano), o al complicato rinnovo delle cariche nel consorzio rifiuti.

Ma non è questa la serata in cui affrontare questi temi.

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