L’ospedale del monviso divide saluzzo e savigliano Occorre agire velocemente per non perdere l’opera

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Superati gli entusiasmi iniziali, il percorso del nuovo ospedale di pianura, destinato, in prospettiva, a servire le popolazioni delle aree saluzzese, saviglianese e fossanese si sta rivelando per nulla agevole. L’assessore regionale alla Sanità Icardi ha manifestato ai sindaci la volontà di voler procedere, ma gli ostacoli sul cammino sono tanti.

Il primo è indubbiamente quello dei finanziamenti le cui modalità, ad oggi, restano incerte. Il secondo è l’ubicazione. Savigliano dà per scontato che la nuova struttura ospedaliera debba sorgere in città e il più vicino possibile alla sede dell’attuale Santissima Annunziata. Saluzzo e le valli auspicano invece l’ “ospedale del Monviso”, lasciando con ciò intendere una collocazione il più prossima possibile alla montagna.

Il rischio è di dar corso ad un dibattito lungo ed estenuante senza arrivare ad alcun sbocco concreto.

Perché la Regione non ha ritenuto di far svolgere a propri esperti uno studio, con criteri oggettivi e scientifici?

DUE O TRE SITI

Sulla scorta dei dati emersi, tecnico-sanitari ma comprensivi anche delle valutazioni infrastrutturali, potrebbero essere indicati due o tre siti rispetto ai quali chiedere poi il pronunciamento alle amministrazioni locali.

In assenza di un metodo prevarranno ancora una volta campanilismi o logiche politico-partitiche che dovrebbero invece restare estranei al criterio di valutazione.

La Regione ha una specifica competenza sulla Sanità e deve sapersi assumere le proprie responsabilità. Certo il confronto con i Comuni è non solo legittimo ma doveroso, tuttavia questo risulterebbe concretamente produttivo solo se con qualche documento già a disposizione.

Il rischio è l’avvitarsi in una di quelle interminabili querelle che ricordano la strada provinciale 662 Saluzzo-Savigliano per la quale, dopo 40 anni, la situazione è rimasta quella degli anni ‘80.

IL MONITO

Non è sfuggito ai più attenti un commento in proposito del responsabile della Maxiemergenza, il dottor Mario Raviolo, il quale ha manifestato al riguardo tutto il suo scetticismo. «Tra qualche anno - ha commentato sui social - non ci saranno più né l’ospedale di Savigliano, né quello di Saluzzo perché non saranno più attrattivi e i medici non ci verranno più, mentre qualcuno medita…». Un monito che arriva non dall’uomo della strada, ma da uno che di sanità ne mastica e quindi ha chiaro il polso della situazione.

L’assessore Icardi è ancora in tempo a riannodare i fili del discorso prima che l’opinione pubblica percepisca che l’ospedale di pianura o “del Monviso” che dir si voglia è stata uno dei sogni mai concretizzatisi.

Non era male il progetto dello studio dell’ingegner Camisassi che avrebbe potuto essere realizzato con l’apporto di capitali di imprenditori privati della zona. Probabilmente chi coltiva un’idea malsana dell’intervento dei privati nella “cosa pubblica” si è spaventato. A quest’ora quasi quasi potrebbe già essere operativo. Il territorio è stanco di fiumi di parole, di annunci roboanti e di promesse che regolarmente non vengono mantenute.

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