Miretti: bisogna cambiare il sistema se vogliamo salvare il mondo frutticolo
«Condivido la preoccupazione della Coldiretti, che definisce disastrosa la situazione della frutticoltura piemontese. Avanti di questo passo molti produttori saranno costretti a chiudere l’attività, ma a rischio è anche il futuro di tanti centri di confezionamento della frutta».
Questo il pensiero di Dario Miretti, presidente dell’associazione regionale vivaisti e per dieci anni consigliere comunale a Saluzzo, che ha diffuso un comunicato stampa.
«Il quadro che abbiamo davanti è di una gravità senza precedenti - sostiene Miretti -, perché va ben oltre le crisi cicliche che abbiamo vissuto finora. Stanno venendo al pettine tutti i nodi lasciati irrisolti in questi anni. La filiera della frutta non è mai stata portata a compimento, come è stato fatto nei settori carne e latte, e a pagare lo scotto sono sopratutto gli agricoltori-produttori, vero anello debole della catena. I frutticoltori oggi producono conoscendo bene i costi ma restando in balia di prezzi stabiliti da terzi, che non sono assolutamente remunerativi».
Prosegue Miretti: «La spirale negativa in cui è precipitato il comparto frutta colpisce in prima battuta i produttori ma grava su tutto l’indotto che vi ruota attorno. Le attività legate ai centri di confezionamento, e ai vari magazzini, stanno riscontrando a loro volta grande difficoltà nello stabilire i prezzi di vendita. Mancano accordi fra gli attori del sistema, si continua a procedere in ordine sparso e il risultato è un generale depauperamento dell’intero mondo frutticolo».
«Di questo - aggiunge Miretti - si devono far carico le istituzioni locali, regionali e nazionali. Il governo ha il dovere di trattare queste problematiche e i nostri parlamentari sono chiamati a fare la loro parte nel sensibilizzare i ministeri competenti. La Regione Piemonte, a partire dai vertici, ha promesso interventi specifici, ma i tempi rischiano di essere lunghi e la medicina è inutile quando la malattia si è incancrenita. Penso che sia arrivato il momento di rinunciare al taglio di qualche nastro, per concentrare il lavoro su azioni rapide e mirate che consentano di invertire una china che porta alla rovina».