Guai se dite: 'poverina'! Io vado ben tranquilla e felice
Così parlò Made Elvira del momento della sua morte. Molti sono i giornali che l'hanno voluta ricordare
Madre Elvira rappresenta l’esempio di una vita all’insegna dell’altruismo e nemmeno la morte potrà cancellare la sua azione costante e volta a risollevare chi ha toccato il fondo ed ha conosciuto la terribile realtà della droga e dello sfruttamento. Circondata dall’affetto e dalla preghiera di tutta la “grande famiglia” che aveva saputo a creare dal momento in cui ha fondato la Comunità Cenacolo, madre Elvira, all’età di 86, minata da una lunga malattia è serenamente tornata al Padre. Ha affrontato il momento del trapasso con grande coraggio generato da una fede incrollabile e dalla certezza di ricongiungersi con il Dio che ha servito per decenni ed ha intensamente pregato, non per sé ma per gli altri, per chi ormai non aveva più alcuna speranza in Lui.
Madre Elvira ha abbandonato questa vita terrena presso la Casa di formazione della Comunità Cenacolo a Saluzzo, dove ha vissuto gli ultimi anni di malattia premurosamente assistita dalle suore della Comunità. “Consumata da una vita spesa con generosità e intensità straordinarie nell’amare e servire i poveri e i bisognosi “si legge in una nota della Comunità Cenacolo che annuncia la sua dipartita “si è consegnata con fiducia all’abbraccio misericordioso del Padre e alla tenerezza di Maria Santissima”.
Già durante i giorni della Festa della Vita che si è tenuta sulla collina di Saluzzo dal 13 al 16 luglio, le migliaia di persone appartenenti alla “grande famiglia” della Comunità da lei creata, giunti da varie terre del mondo per festeggiare il 40° anniversario del Cenacolo, si erano strette attorno a lei in preghiera. Consci del fatto che il suo cammino terreno stava giungendo al termine, con profondo affetto avevano voluto ringraziarla e accompagnarla nel grande passaggio.
Negli ultimi anni, suor Elvira aveva preparato i suoi collaboratori e i giovani della Comunità, al momento in cui si sarebbe dovuta separare da loro consolandoli con parole di serenità: “Quando diranno: ‘Elvira è morta!’, dovete cantare, ballare, fare festa… perché io sono viva! Guai se dite: ‘poverina’… No, niente ‘poverina’! Io vado ben tranquilla e felice, e canto, canto già! Davanti a me si spalancherà qualcosa di grandioso… la vita non muore!”
Nelle sue parole la certezza di un futuro in Dio ma anche la convinzione di non aver lavorato invano perché il seme da lei piantato avrà una crescita rigogliosa con i suoi collaboratori. Così, mentre la comunità piemontese si prepara a dire addio a questa iconica d’amore e tenacia, il suo spirito vivrà in coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla e sapranno proseguire la strada da lei tracciata.