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Villafranca: Leo Lanfranco, l’operaio Fiat dal cuore rosso

La storia del giovane fucilato sotto l’ala comunale a soli 39 anni

Villafranca: Leo Lanfranco, l’operaio Fiat dal cuore rosso
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Una ricorrenza che il Comune di Villafranca ci tiene a perpetuare. Due vie del paese intitolate ai martiri della Resistenza e una targa proprio all’ingresso del municipio sopra il muro in cui si possono ancora intravedere i segni delle fucilate. Ma anche una sezione dell'Anpi e un viale a San Mauro Torinese, così come una strada del quartiere Santa Rita a Torino.

Leopoldo Lanfranco, operaio metallurgico, era nato a Torino il 19 ottobre 1905. Venne trucidato a Villafranca il 5 febbraio 1945.

LA FORMAZIONEAveva aderito al Partito comunista clandestino nel 1925. Subito dopo la promulgazione delle Leggi speciali era stato fermato e poi, nel 1934, era stato deferito al Tribunale speciale. Assolto dalle accuse chi gli venivano mosse, l'operaio torinese fu comunque mandato per cinque anni al confino a Ponza. Qui conobbe Umberto Terracini, Giovanni Roveda, Pietro Secchia e altri dirigenti antifascisti. Anche a Ponza, Leo ebbe modo, con gli altri confinati, di protestare contro i soprusi della polizia e della milizia, che non rispettavano neppure i regolamenti fissati dai fascisti.

LA FIAT«Tornato a Torino - raccontano sul sito dell’Anpi - Leo riuscì, nonostante i suoi precedenti politici, a trovare un lavoro alla Fiat. Lo assunsero perché "sapeva dominare il ferro". Lavorava in fabbrica, ma aveva ripreso anche i contatti clandestini con il suo partito. Lanfranco fu così tra i principali organizzatori dello sciopero delle fabbriche torinesi del 5 marzo 1943. Lui e altri 164 operai torinesi furono arrestati. Tornato in libertà il 26 luglio, dopo la manifestazione condotta dagli antifascisti torinesi sotto le "Nuove", a Leo fu affidata dal suo partito la direzione del "lavoro sindacale"».

LA RESISTENZAL'armistizio e l'inizio della lotta armata vedono Lanfranco in primo piano nell'organizzazione delle Squadre di azione patriottica nelle fabbriche torinesi. Ma, ormai, l'operaio antifascista è troppo noto alla polizia e conviene che Leo si allontani dalla città. Lanfranco raggiunge le formazioni partigiane attive a di Barge ed è nominato commissario politico della quarta Brigata Garibaldi "Pisacane".

La sera del 2 febbraio 1945 "Carlo" (come si faceva chiamare durante la guerra), che nel frattempo era diventato commissario della prima Divisione d'assalto Garibaldi, si trova a Villafranca, per un'ispezione alle formazioni partigiane locali.

LA TRAGICA FINE

Nella "Locanda del Pino" venne sorpreso e arrestato da una squadra di fascisti, capeggiata dal famigerato Spirito Novena. Interrogato, viene torturato dalle 5 del mattino sino al pomeriggio. Ma dalle sue labbra non esce una parola che potrebbe danneggiare l'organizzazione della Resistenza.

I fascisti lo trascinarono in strada per fucilarlo con i fratelli Carando. Sarà lo stesso Novena che si sostituisce al plotone d'esecuzione, sparando con una mitraglietta a bruciapelo al viso di Leo e di Ennio e Ettore Carando, mentre stanno urlando "Viva l'Italia libera!".

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