«Case di riposo, più risorse per salvarle»
Appello alla Regione: 18 milioni non bastano

«Ringraziamo la Regione Piemonte per l’impegno dimostrato, ma riteniamo che la proposta non sia adeguata rispetto all’importo previsto e perché non ha un carattere strutturale. Inoltre, va considerato che questa misura sembra riguardare solo gli ospiti convenzionati, che rappresentano circa il 40% degli ospiti delle Rsa, escludendo tutti coloro che hanno ottenuto una certificazione di non autosufficienza (con valutazioni Uvg) e che attualmente pagano rette private di circa 3 mila euro o più».
Questa, in sintesi, la posizione dell’Associazione provinciale cuneese Case di riposo pubbliche e private riguardo la nuova misura, annunciata nei giorni scorsi dal governatore Alberto Cirio, di 18 milioni di euro di Fondi sociali europei destinati alle strutture che ospitano pazienti convenzionati con il Sistema sanitario regionale per coprire i maggiori costi dovuti agli adeguamenti contrattuali e per accrescere la qualità della cura. L’obiettivo della proposta regionale è quello di evitare un possibile aumento delle rette a carico delle famiglie che già usufruiscono di aiuti statali, escludendo il restante 60% che rischia di accollarsi ulteriori importanti aumenti di rette.
«Siamo consapevoli di come non sia facile trovare risorse aggiuntive per sostenere il sistema delle Rsa piemontesi e cuneesi, ma non possiamo fare a meno di esprimere la nostra contrarietà per la proposta annunciata dalla Regione Piemonte, pur apprezzandone le buone intenzioni - spiega Silvio Invernelli, presidente dell’Associazione provinciale cuneese Case di riposo pubbliche e private -. L’Associazione provinciale cuneese case di riposo pubbliche e private, a cui aderiscono 84 su 140 strutture esistenti in provincia di Cuneo, essendo il soggetto più rappresentativo di tutto il territorio cuneese è disponibile, se interpellata dalla Regione Piemonte, ad un confronto costruttivo per analizzare insieme la situazione critica delle Rsa in provincia e d’intorni».
Le ragioni del dissenso sono principalmente tre.
1. Diciotto milioni di euro sono insufficienti per scongiurare un aumento delle rette, in quanto inciderebbero, secondo una stima, solo per l’1,5%, mentre gli aumenti dei costi contrattuali che devono sostenere le Rsa sono dell’ordine del 10%..
2. C’è la preoccupazione che i criteri di distribuzione dei fondi annunciati dalla Regione possano accentuare ulteriormente le disparità di trattamento già esistenti tra ospiti convenzionati e non convenzionati, favorendo solo i primi.
3. Si tratta ancora una volta di una misura occasionale, come un bonus o un ristoro, mentre ciò di cui c’è davvero bisogno è un intervento strutturale. Non si tratta infatti di un’emergenza destinata a sparire l’anno prossimo, ma di una situazione stabile che richiede soluzioni durature e continuative.
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