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Biometano a Ruata Eandi Il progetto arriva in Comune

Arriva il progetto

Biometano a Ruata Eandi Il progetto arriva in Comune
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È stata depositata in Comune la proposta di variante al Piano regolatore generale relativa alla realizzazione di un impianto di codigestione anaerobica per la produzione di biometano in frazione Ruata Eandi. Il progetto, ora sottoposto alla fase di pubblica consultazione, potrà essere visionato fino al 19 luglio negli uffici comunali.

E’ prevista la costruzione di un impianto in grado di trattare rifiuti organici attraverso la digestione anaerobica, un processo naturale che avviene in assenza di ossigeno. I rifiuti, opportunamente triturati e vagliati, vengono introdotti in digestori chiusi, mantenuti a circa 55 °C in regime di termofilia, per un periodo di circa 40 giorni. Qui, grazie all’azione di specifici microrganismi, la sostanza organica viene trasformata in biogas.

Il biogas prodotto, composto prevalentemente da metano e anidride carbonica, viene poi sottoposto a un processo di “upgrading”, ovvero di purificazione, per separare il metano dagli altri componenti. Il risultato è biometano, un combustibile rinnovabile che può essere utilizzato per l’autotrazione, oppure per la produzione di energia elettrica e calore. L’anidride carbonica separata, inoltre, può essere raccolta e destinata a usi industriali o alimentari. Il processo genera anche sottoprodotti di valore. Il digestato residuo viene trasformato in compost di alta qualità, destinato all’agricoltura, mentre il trattamento delle acque di processo consente di ottenere un fertilizzante azotato, il solfato di ammonio.

L’impianto di biometano proposto a Ruata Eandi è progettato per la produzione di 500 standard metri cubi (Smc) di biometano, che equivalgono a 4970 kWh di energia.

«Si tratta di un vero impianto industriale - osserva il consigliere di opposizione Giovanni Damiano - non di una semplice attività collaterale ad un’azienda agricola. Un impianto simile, presentato a Fossano, lavora ogni anno 70 mila tonnellate di liquami e insilati, dunque comporta la mobilità di notevoli quantità di materiale che, necessariamente, non possono arrivare solo dalle cascine circostanti. Ben vangano progetti innovativi, ma occhio all’impatto ambientale».

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