È morto, nella notte tra lunedì 11 e martedì 12 novembre, a soli 59 anni, Alberto Bertone, il patron delle Fonti di Vinadio Acqua Sant’Anna, stroncato da una malattia scoperta qualche tempo fa.
Se ne va con lui uno degli ultimi grandi imprenditori “fai-da-te” italiani, un uomo che aveva saputo dimostrare come intuizione e coraggio nell’innovazione possano avere ragione nei confronti delle multinazionali.
Lascia un’azienda solida e un marchio “Acqua Sant’Anna” che è entrato nelle case di milioni di italiani.
Dopo un’esperienza giovanile nel gruppo edile di famiglia, era riuscito a far decollare il business dell’acqua, all’epoca ancora marginale.
Nato a Moncalieri nel 1966 in una famiglia di costruttori originari del monregalese – il padre Giuseppe aveva fondato negli anni ’50 il Gruppo Bertone, attivo prima nell’edilizia residenziale e poi in quella industriale –, Alberto era cresciuto tra i cantieri.
Diplomatosi ragioniere, era entrato fin da giovanissimo nell’azienda di famiglia insieme al fratello Fabrizio, occupandosi di operazioni immobiliari e sviluppo di quartieri (in particolare Borgaretto, alle porte di Torino).
Nel 1995 la svolta. Il padre Giuseppe individua, insieme ad un altro imprenditore visionario della Granda scomparso anch’egli di recente, Dario Osella, la sorgente Rebruant a Vinadio, a 2.000 metri. Alberto, che non aveva alcuna esperienza nel beverage, viene incaricato, controvoglia, dal padre di occuparsene.
Nasce così, nel 1996, Fonti di Vinadio Spa, di cui diviene presidente e amministratore delegato.
«L’essere ignoranti del settore – confiderà poi – è stata la nostra fortuna».
Automatizza con robot elettrici l’imbottigliamento utilizzando bottiglie quadrate per ottimizzare i pallet, realizza la prima bottiglia compostabile al mondo (BioBottle, 2010), poi si espande nel thè (SanThè Sant’Anna) e in altre bevande arrivando ad acquisire nel 2024 di Eau Neuve sui Pirenei francesi. In meno di trent’anni trasforma una scommessa familiare in un colosso da oltre 350 milioni di euro di fatturato, circa 2 miliardi di bottiglie l’anno e una quota di mercato del 14%, restando sempre 100% italiana e a controllo familiare.
Una vita privata, quella della famiglia Bertone, segnata da lutti: il padre Giuseppe muore nel 2008, in un incidente stradale a Marene; nell’aprile 2016 la moglie di Alberto, Roberta Ruffino, 40 anni, viene stroncata da un malore improvviso.
Ora la morte del patron della Sant’Anna a soli 59 anni, nel pieno della maturità.
Una storia tragica che rievoca in qualche misura quella di un’altra grande famiglia di capitani d’industria cuneesi, i Balocco di Fossano.
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