Raspini: «Solo il piccolo commercio può traghettare Busca nel futuro»
L’evoluzione commerciale dell’ex filatura Valle Varaita resta tema di scottante attualità a Busca, perché l’eventuale creazione di un centro commerciale, per cui da anni la società Fidam sta richiedendo i permessi, avrebbe ripercussioni su tutta la rete del piccolo commercio al dettaglio, diffuso in particolare il centro storico.
Si tratta di un’area di 13 mila metri quadri, potenzialmente sufficienti per la creazione di un centro commerciale, ma da quasi 4 anni le associazioni di categoria del commercio locale e provinciale fanno pressioni sull’amministrazione comunale per evitare questa eventualità. Negli ultimi passaggi tecnici, gli amministratori comunali hanno preso in esame la domanda per quattro aree di vendita di medie dimensioni. Il capogruppo di minoranza e membro della commissione Attività produttive Eros Pessina ha denunciato un atteggiamento, a suo dire, troppo morbido da parte dell’amministrazione sull’argomento. Il presidente di Assoimprese Duilio Raspini (nella foto), storico commerciante e noto allenatore di calcio, non intende farsi sfilare la bandiera che da anni sventola all’ombra della Rossa e puntualizza, senza far polemica con Pessina, ma in evidente replica: «Nessuno si intesti le battaglie del commercio locale. Non mettiamo cappelli politici a una questione che riguarda tutti. Io, rappresentando una larga parte delle aziende buschesi, un centinaio in tutto, mi batto da 20 anni su questo terreno».
Raspini, vi preoccupa l’evoluzione del progetto dell’ex filatura?
«Tanto rumore per nulla: è una querelle che va avanti da anni e per cui l’ultima parola credo sia ancora lontana dall’essere scritta. La Commissione Attività produttive si è espressa in modo univoco contro il sorgere di altri centri commerciali in città. Questo è il dato da cui dobbiamo partire».
Qual è il vostro obiettivo?
«Non pretendiamo di decidere in un campo non nostro, né di condizionare le scelte, ma difendiamo il posto di lavoro di molte famiglie, che concretizzano la loro vita su un commercio diverso da quello dei grandi gruppi».
Perché Busca deve temere una “deriva iper-commerciale”?
«Oltre a tanti posti di lavoro, si va a perdere, in particolare in centro, il valore degli immobili. Anzitutto perché non sono più serviti come prima e poi perché piccolo commercio vuol dire pulizia, decoro e controllo: rappresenta un presidio di prevenzione imprescindibile alla microcriminalità».
Da cosa è minacciato oggi il commercio al dettaglio?
«Oltre ai grandi gruppi, che possono fare leva sul prezzo, una buona parte della recente crisi è dovuta al boom dell’e-commerce. A volte ci sentiamo come Don Chisciotte, ma teniamo duro perché occorre preservare la deontologia, la professionalità e la cura post-vendita, di chi ha dedicato parte della vita a un certo tipo di lavoro e ricordare che artigianato e commercio locale sono un imprescindibile valore anche all’interno dei percorsi culturali di una città come Busca».
Un messaggio per i concittadini?
«Il nostro motto è “Fai la spesa sotto casa e il tuo paese vivrà”. Ebbene, chi ci mostra solidarietà a parole si ricordi che per stare dalla nostra parte occorre anche comportarsi di conseguenza».