Coronavirus rubrica postuma
Vi scrivo questa rubrica “postuma”. Potrei essere già morto, almeno secondo quello che mi dice un amico medico secondo cui io sarei uno di quelli più a rischio.
L’artrite reumatoide che mi affligge da una decina di anni e mi costringe a cure da cavallo, debilita il mio corpo che oggi non avrebbe quindi i necessari anticorpi per combattere un virus particolarmente aggressivo. Io gli rispondo con scongiuri e gestacci, ma ammetto che preferivo i tempi in cui, quando sentivo parlare di Corona, ci si riferiva a quella Reale o, al massimo, a Fabrizio, il paparazzo più smargiasso che conosca, le cui “prodezze” mi scatenavano comunque al massimo una smorfia sul viso. Questo virus invece proprio no.
Cerchiamo almeno di affrontare il dramma con una punta di sarcasmo. Al bar la gente ordina e poi corre a lavarsi le mani; consuma e poi si rilava le mani. Confesso di non aver mai visto lavabi così trafficati. Un aspetto positivo è che ora se le lavano persino gli uomini dopo aver fatto la pipì. Ci voleva la minaccia di un virus per convincerli!
Nel frattempo quei pochi coraggiosi (o incoscienti) che incontri in giro, si credono dottori, scienziati, virologi o, peggio ancora, veggenti: Nostradamus l’aveva detto! E forse anche il Mago Otelma.
I media cavalcano da sempre le nostre paure. L’allarme terrorismo che ci ha costretti a sbarrare le strade quando c’è anche la più piccola sagra di paese, ne è un recente esempio, ma oggi un cinese che starnutisce batte il musulmano con lo zainetto sospetto.
Al mercato, purtroppo quasi deserto, il solito guascone suggerisce: «Mangiate tanta bagna cauda e terrete sicuramente lontano qualsiasi untore!».