Quando la Madonna piange
Mentre il mondo sembra tremare sotto l’imperversare del “coronavirus”, in questi giorni di prima Quaresima ci viene spontaneo il pensiero al santuario principe di Savona, di cui quello di Valmala è in qualche modo “apparentato”. Laggiù in questi giorni si dovrebbe organizzare la tradizionale, grande processione a piedi lungo il Letimbro, da Savona fino al noto santuario della Madre della Misericordia, che annualmente trascina a centinaia i fedeli della città e dintorni. Chissà se avverrà o meno...
I savonesi non dimenticano il messaggio caduto dal cielo in quel primaverile 18 marzo 1536, quando una Bianca Signora, dissimile da quella di Valmala solo nei colori, diceva al buon Antonio Botta che stava attraversando il torrente per recarsi a potare la vigna del vicino: «Tu andrai da quelli di Savona e dirai che se non fossero per le preghiere e le penitenze di pochi religiosi servi di Dio, sarebbe il mondo più tribolato che non è.... E che si vogliano emendare, lasciare i vizi... E se non si emenderanno, la loro vita sarà breve. Poiché il mio Figlio è molto adirato verso il mondo, per le molte iniquità che ci regnano al presente».
La deposizione di Antonio Botta, resa ai Magistrati della Città, terminava così: «Tu andrai appresso alla tua vita, e io ispirerò a molta gente quello che avranno da fare. E detto questo, la Madonna alzò le mani e gli occhi al cielo, dando tre volte la benedizione sopra il fiumicello, sempre dicendo “Misericordia e non giustizia» disparve. In quel luogo rimase un grande profumo».
Questo breve ma serio messaggio di Savona non può non scuoterci, specie se portiamo il pensiero al 19 settembre 1846, quando sui monti de La Salette, in Francia, 12 anni dopo le apparizioni di Valmala, testa tra le mani e occhi pieni di lacrime, la stessa Signora esclamava: «Il braccio di mio Figlio è così pesante che non posso più sostenerlo».
Il legame tra Savona e Valmala è testimoniato da un quadretto rinvenuto al mercato di Venasca da una delle veggenti, che vedendo in effigie la Madonna della Misericordia ne riconobbe i tratti simili a quella del Chiotto.
Ora quel quadretto di Savona sembra essere andato perso. Si sa però che Giuseppe Pittavino, padre delle pastorelle di Valmala, dopo esserne venuto in possesso lo consegnò al pittore Giuseppe Gauteri - della famosa dinastia di “pinse” originari di Busca - perché ne dipingesse l’immagine sul primo pilone costruito dove oggi c’è il santuario di Valmala. Ultimata l’opera, papà Pittavino se lo riportò a casa al Palancè. Alla sua morte (1869) il quadretto passò al figlio Costanzo. Doveva essere acquisito dal santuario, ma se ne sono perse le tracce.