Stop fino al 3 aprile, anche il De Chiesa deve fermarsi. A rischio la boccia d’oro Il mondo delle bocce ai tempi del coronavirus, che malinconia
Il ciclone coronavirus inevitabilmente si è abbattuto anche sul mondo delle bocce. Lunedì pomeriggio, 9 marzo, il comunicato ufficiale del Coni ha sancito la sospensione di ogni attività sportiva, a tutti i livelli, fino al prossimo 3 aprile. Tale decisione è stata ripresa dal decreto del presidente del Consiglio che stabilisce misure finalizzate a limitare il più possibile ogni contatto interpersonale. In concreto questo significa che per tre settimane, speriamo non oltre, sono vietate tutte le manifestazioni sportive di ogni genere.
Se fino ad oggi, nell’incertezza normativa, le società avevano adottato comportamenti diversi, con polemiche anche accese, ora il quadro normativo di riferimento non lascia più spazio ad interpretazioni soggettive. Le bocciofile sono costrette a chiudere, ma va detto che quasi unanimemente i presidenti hanno condiviso le motivazioni che sono alla base del provvedimento, fermi nel principio che la salute è un bene che non può essere oggetto di discussione.
Naturalmente slittano tutte le manifestazioni boccistiche in corso o in prossima programmazione, come del resto avviene per tutti gli sport compreso il calcio. Purtroppo si ferma l’evento top del Saluzzese, il “De Chiesa”, giunto agli ottavi di finale, e quasi sicuramente sarà annullata “La Boccia d’oro” di Alassio, la competizione forse più amata e più partecipata da giocatori e appassionati.
Questa specie di black out generale che ci ha investito, è destinato a stravolgere per un certo periodo le nostre consuetudini, le nostre convinzioni, le nostre certezze. Chi tra noi ha qualche anno in più ricorderà i tempi della cosiddetta austerity, quando ci fu il divieto di circolazione delle auto. Mi piace pensare a qualcosa di analogo, ma la ragione suggerisce uno scenario ben diverso e pieno di incognite.
Anche per il mondo delle bocciofile si apre un periodo che è difficile immaginare. Mi domando come sarà “la vita al tempo del corona”. Le prescrizioni sono chiare (stare chiusi in casa ecc.), purtuttavia non posso pensare a una clausura prolungata.
La storia insegna che le crisi portano spesso a impensabili risvolti positivi. Chissà che questa frenata al ritmo incalzante cui ci siamo assuefatti non ci riporti alla riscoperta di rapporti, di valori, che pensavamo perduti per sempre.
Per noi che amiamo un mondo che ha radici lontane è bello immaginare “quattro giocatori con le bocce nelle mani che si giocano stasera la bottiglia di barbera”, magari in una assolata domenica nell’aia di una cascina.