Carceri sovraffollate, realtà sempre in emergenza I sindacati: «Poca visione dei problemi prevedibili» Xxx Xxx

Carceri sovraffollate, realtà sempre in emergenza I sindacati: «Poca visione dei problemi prevedibili» Xxx Xxx
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Dopo le rivolte negli Istituti di detenzione che si sono verificate anche in Piemonte a seguito di alcune limitazioni imposte ai detenuti per le misure di sicurezza da Coronavirus (come il divieto delle visite famigliari per evitare contatti potenzialmente contagiosi), si torna a parlare delle carceri e della loro gestione sui territori.

Una delle interpretazioni della situazione di crisi, presto rientrata, negli Istituti del Piemonte è che la protesta per i mancati colloqui sia stato un semplice pretesto della popolazione carceraria per avanzare richieste di ben altro tipo, come amnistia e indulto.

Ma le Amministrazioni carcerarie avrebbero dovuto prevedere questa eventualità e prepararsi gradualmente ad affrontare la situazione, dando incarico ai dirigenti generali di avvertire i detenuti, evitando una protesta assurda e grave, come spiega il segretario generale della UIL PA Polizia Penitenziaria del Piemonte Salvatore Carbone (nella foto), che ha commentato: «Nelle carceri italiane non è il Coronavirus il problema al momento, quanto piuttosto quello che sta dietro: ossia l’emergenza di evitare il contagio in una società ristretta, sovraffollata, promiscua come quella all’interno dei penitenziari italiani. Questo non resterà solo un problema italiano. L’Italia, purtroppo, è solo il primo dei paesi europei che vive e vivrà l’emergenza carceri; tuttavia, al momento, non si può non commentare e in negativo di quanto sta succedendo negli istituti, dal nord al sud. Il Piemonte fortunatamente non ha avuto episodi gravi ed eclatanti come in Lombardia, Emilia, Campania e Puglia: abbiamo registrato proteste negli istituti di Alessandria, Vercelli e Torino, ma limitati nel battere sui cancelli e sui blindi delle camere detentive».

«Di certo - commenta Carbone - posso dire che i vertici dell’Amministrazione penitenziaria hanno un po’ sottovalutato il problema. Non hanno tenuto conto, dapprima delle denunce sindacali sullo stato dei luoghi in cui vertono gli istituti, dei problemi d’organico del personale e della gestione degli istituti (grave assenza di comandanti di reparto e direttori degli istituti), ed ora, delle conseguenze che, ovviamente, avrebbero causato i provvedimenti d’urgenza adottati dal Governo per tamponare la crisi epidemiologica».

Una delle criticità maggiori da risolvere in questo momento, spiega Carbone, è il fatto che la massima autorità dell’Amministrazione penitenziaria in Piemonte è il Provveditore regionale della Lombardia, che esercita gli interessi del nostro Piemonte per soli due giorni alla settimana. Una situazione poco gestibile, secondo i sindacati, tenendo conto che il Piemonte appartiene ad un ampio distretto, insieme a Liguria e Valle d’Aosta.

Commenta Bruno Mellano, Garante dei detenuti in Regione Piemonte: «Il carcere è per ora una situazione protetta, ma è anche una realtà vulnerabile e potenzialmente esplosiva, se si considera che il Piemonte dispone di tredici carceri per adulti e di un istituto penale per minori per una popolazione complessiva di circa 4.600 ristretti. Ad essi si aggiungono oltre 3.000 agenti di polizia penitenziaria, circa 500 operatori professionali e numerosi volontari. Voglio rivolgere un appello alla Magistratura di sorveglianza affinché venga colta l’occasione di questa emergenza straordinaria per concedere misure alternative al carcere in un contesto penitenziario caratterizzato da crescente sovraffollamento. In Piemonte, infatti, i detenuti sono 4.600 ma i posti regolamentari disponibili solo 3.700».

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