Viaggio nelle case di riposo tra i nostri anziani «Qui viviamo sul fronte delle persone più fragili»

Viaggio nelle case di riposo tra i nostri anziani «Qui viviamo sul fronte delle persone più fragili»
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C’è una parte cospicua di popolazione, quella anziana, la più fragile e la più esposta, che soffre più di altre per l’emergenza coronavirus e per le restrizioni che essa ha comportato.

È soprattutto nelle tante case di riposo dove in tutto il Saluzzese si contano diverse centinaia di ospiti che la vita è radicalmente cambiata.

Ormai da una ventina di giorni la serrata è totale.

Porte chiuse per figli, nipoti, parenti e amici che hanno generato nelle persone che vivono nelle strutture dapprima un momento di incredulità: «Sono anziano, ho visto la guerra ma non ho mai visto una cosa del genere. Non sarà che giornali e tv esagerano?».

Poi si è passati ad una seconda fase, quella più difficile da spiegare quando gli anziani ospiti non capivano il perché fosse loro impedito di incontrare i loro cari e hanno cominciato a vedere infermieri e operatori socio sanitari aggirarsi nei reparti con mascherine e accessori di protezione.

«A quel punto – ci spiegano i responsabili di un’importante struttura assistenziale del territorio - ci siamo attrezzati: abbiamo, grazie agli educatori, organizzato le video chiamate: stupore, incredulità nel vedere il viso delle persone amate nello schermo e, poi lacrime e ringraziamenti per aver fatto questo piccolo miracolo. Anche per i parenti, chiusi nelle loro case, avere questi contatti non solo telefonici, con i loro cari è di grande aiuto per gestire ansie e timori. Vorremmo rassicurare tutti: quando gli operatori notano tristezza o nostalgia in un ospite attivano una catena di aiuto: tutti entrano in azione coinvolgendolo in chiacchierate, attività e quanto è possibile fare. Se non è sufficiente avvisiamo i parenti e cerchiamo di attivarci nei limiti delle nostre possibilità».

Gli operatori, a tutti i livelli, sono sottoposti ad uno stress che non è dissimile da chi è sulla linea del fronte in ospedale.

I problemi per le case di riposo sono tanti: semplici mali di stagione mettono in allerta mentre fino a qualche mese fa sarebbero stati considerati normali raffreddori.

Il ricorso al ricovero ospedaliero, in questo momento, è limitato ai casi davvero molto gravi visto che gli ospedali sono al limite della saturazione.

«Il pieno rispetto delle norme da adottare da parte di chi lavora – ci viene ancora spiegato - è fondamentale per la salute dei nostri ospiti per cui ad inizio turno partiamo con tutta una serie di protocolli che vanno dalla misurazione della temperatura corporea, all’uso di mascherine, guanti monouso ecc. Purtroppo questi presidi cominciano a scarseggiare. Ma non ci scoraggiamo: le mascherine non si trovano? Non ci lamentiamo, le cuciamo noi e per non impressionare i nostri ospiti che non erano abituati a vedere infermiere e Oss lavorare con la mascherina le confezioniamo anche colorate per cercare di sdrammatizzare il più possibile».

Le situazioni sono tante, sia nella pianura che nelle valli, e un lavoro già di per sé difficile ha dovuto fare i conti con ulteriori complicazioni.

Il lavoro dei tanti operatori, dagli infermieri agli Oss, dai fisioterapisti agli educatori, dal personale di cucina al personale di pulizia e lavanderia e agli psicologi e amministrativi, è aggravato dalla mancanza del supporto dei volontari che forniva loro un prezioso aiuto nella gestione della vita di tutti i giorni, soprattutto nell’assistenza individuale di supporto, ad esempio al momento dei pasti da parte di chi non è autosufficiente, e nell’attività di animazione laddove possibile.

«Il nostro – dice una responsabile – è un lavoro già gravoso in condizioni normali ma adesso ancor più perché tutti si sentono responsabili in prima persona per tutti coloro che vivono e operano nella struttura. Abbiamo cercato di adottare una linea di comportamento ancor prima dell’entrata in vigore dell’ultimo decreto che vieta alle persone di uscire di casa se non per lavoro o necessità. Abbiamo fatto squadra e constatato con soddisfazione come nei momenti di difficoltà emergano i lati migliori delle persone, tutti diventiamo più generosi e disponibili».

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