Ascoltata la voce dei baby parking
Cara Gazzetta, è ormai un mese che baby-parking e micronidi, strutture dedicate all’infanzia, così come per la scuola dell’obbligo, hanno le porte chiuse.
Le proprietarie e le gestrici delle strutture del cuneese si sono unite alle colleghe del Piemonte fin da subito, rendendosi conto della gravità della situazione, per chiedere aiuto. Lo hanno fatto chiedendo a gran voce di non esser dimenticate né adesso né una volta terminata l’emergenza per poter ripartire con un lavoro in cui hanno investito tutto, forze, denaro, energie, credendoci sempre.
Hanno diffuso il loro appello attraverso le testate locali, nazionali e web dimostrando l’attaccamento a questo lavoro e soprattutto il rispetto verso le famiglie che dall’oggi al domani hanno dovuto reinventarsi senza il prezioso e insostituibile servizio offerto da queste strutture dove i bimbi sperimentano le prime esperienze di convivenza, condivisione e distacco da mamma e papà.
La risposta da parte della Regione non si è fatta attendere. Infatti tutte le firmatarie dell’appello hanno ricevuto una mail, datata 14 marzo, in cui il consigliere regionale Maurizio Marrone comunicava che l'assessore Elena Chiorino aveva già provveduto a fare richiesta al Governo di estendere la cassa integrazione in deroga anche agli educatori impiegati presso i servizi dell’infanzia. La promessa del consigliere garantiva l’impegno inoltre a vigilare affinché i fondi summenzionati siano accessibili anche agli imprenditori titolari o soci di servizi educativi privati per la prima infanzia.
Anche l'assessore Chiorino a sua volta ha inviato una mail promettendo di dare tutto il sostegno che è nelle possibilità della Regione. Non è mancato l’appoggio di sindaci e assessori di diverse forze politiche che si sono fatti portavoce di queste piccole quanto indispensabili imprese per la maggior parte al femminile.
E le promesse sono state mantenute infatti è recente la notizia che riguarda lo stanziamento di 15 milioni di euro che andranno a sostegno delle aziende dedicate all’infanzia per sopperire al mancato introito delle rette di questi mesi di chiusura.
Perché va sottolineato che nessuna retta è stata incassata siccome nessun servizio è stato erogato. In alcuni casi, a discrezione delle strutture, è stata chiesta una quota come garanzia al mantenimento del posto nel momento della riapertura.