Bertola: «Nelle case di riposo il fronte più caldo»
Il fronte più difficile dell’emergenza, in questo momento, è quello delle case di riposo e, in particolare, dei reparti Rsa (Residenze sanitarie assistenziali), dove sono ricoverati pazienti non autosufficienti.
La situazione resta allarmante in tutte le oltre 60 case di riposo del Cuneese, dove ancora non sono partiti - se non sporadicamente - i tamponi laringo-faringei per accertare la positività al virus.
L’assessore al Welfare Chiara Caucino ha spiegato che «dei circa 40 mila tamponi complessivamente effettuati in Piemonte fino ad oggi circa 3 mila hanno coinvolto le Rsa (per lo più nel Torinese) e di questi circa un terzo dei pazienti è risultato sospetto positivo». Si tratta di soggetti che presentano i sintomi del virus e che restano in attesa degli esiti, per conoscere i quali sono necessari alcuni giorni.
Nel Saluzzese la prima ad averli realizzati è la casa di riposo di Sanfront, dove si è registrato un decesso causato dal coronavirus.
Qui sono stati effettuati una cinquantina di tamponi al personale ed una dozzina agli ospiti.
Ma si procede a macchia di leopardo e il personale sanitario dell’Asl non ce la fa a far fronte a tutte le richieste.
«Talune procedure proposte ai dipendenti - scrive in una nota stampa la Cgil Funzione pubblica - prevedono l’esecuzione di un “test rapido di rilevazione qualitativa di anticorpi IgG e IgM in campioni di sangue intero da pungidito” effettuato da centri medici privati. Questa procedura – denuncia il sindacato - ci risulta, al momento, estranea ai protocolli e a quanto previsto dalla Regione e pertanto priva di indicazioni in merito all’utilizzo ed alla protezione dei dati ricavati».
Situazione difficile ma per il momento sotto controllo alla residenza Tapparelli di Saluzzo, la più grande struttura assistenziale della zona.
Spiega il presidente Roberto Bertola: «Abbiamo disposto misure restrittive dal 4 marzo, prima ancora che venissero emanate le direttive nazionali e regionali. Una scelta che ci è costata qualche critica, ma siamo convinti di aver fatto bene perché per il momento la situazione è sotto controllo. Il problema maggiore – osserva Bertola – lo abbiamo riscontrato soprattutto per quegli ospiti che, per indifferibili motivi, hanno dovuto essere portati all’ospedale. Per loro, quando rientrano in struttura, abbiamo riservato camere singole, in una sorta di quarantena interna. A oggi - continua - non abbiamo ancora effettuato tamponi, se non in qualche circostanza specifica. Li abbiamo richiesti ma competono all’Asl. Voglio sottolineare lo spirito di grande abnegazione di tutto il personale sottoposto in queste settimane a condizioni di lavoro massacrante. Di questo li ringrazio a nome di tutto il cda, così come ringrazio ospiti e familiari per la collaborazione che stanno dimostrando».