«Pessima gestione dell’emergenza»
Dopo lo sfogo della scorsa settimana, parte da Busca una nuova sfida, rivolta in particolare alle autorità regionali. Alfieri con una lettera indirizzata a presidente e assessori competenti del Piemonte e al commissario Vincenzo Coccolo, responsabile dell’Unità di crisi, rilancia il caso, denunciando l’assenza di strumenti per combattere la battaglia contro il Covid-19 nelle strutture sanitarie regionali: «In tutte le valanghe di mail con allegati e moduli non ho ancora letto una sola concreta risposta alle nostre prime necessità».
Puntualizza Alfieri: «All’articolo 3 dell’ultimo protocollo di intesa datato 2 febbraio 2020 scrivete - dice rivolgendosi ai vertici della sanità regionale -: “La Regione Piemonte valuterà la possibile attuazione su tutto il personale e gli ospiti all’interno delle Rsa di un programma graduale di monitoraggio sierologico secondo i risultati della sperimentazione già in corso”. Ora lo traduco in linguaggio popolare: “Non abbiamo ancora i test (non parliamo poi dei tamponi) per farli a tutti e ben li avessimo non siamo in grado di avere le macchine per ottenere i risultati in tempo utile. Non solo, non abbiamo neanche gli indumenti (dispositivi di protezione individuale) adatti ed obbligatori di cui dotare i sanitari”».
Alfieri chiama in causa le autorità sanitarie: «Se in trenta giorni aveste preso lo “scemo del villaggio”, per esempio io, e mi aveste mandato per commissioni, qualche cosa vi garantisco che avrei trovato. Voi ad oggi, niente» scrive nella notte di domenica 5 aprile.
Al governatore Alberto Cirio e agli assessori il responsabile della struttura sanitaria buschese raccomanda: «Non fate video sulla troppa burocrazia e i vincoli: cominciate ad eliminare quella che dipende da voi». E, rivolgendosi alla politica in generale: «Almeno in guerra fate fronte comune e valutate bene chi nominate nelle commissioni o nell’Unità di Crisi». E rivolto al commissario Coccolo: «Non le dico nulla, mi affido al suo senso di autocritica. Le rivolgo una preghiera: non ci mandi più fogli su come far funzionare un saturimetro, ci mandi i saturimetri».
Ironia della sorte, nelle istruzioni inviate per l’utilizzo si legge: “la prova deve essere fatta dopo 6 minuti di camminata a passo veloce, utilizzando un percorso rettilineo di lunghezza adeguata”. «Saremmo lieti - dichiara amaro Alfieri - ma abbiamo due problemi: il primo è che il 90% degli ospiti delle Rsa non camminano proprio ed il secondo è che non si può uscire di casa».
Il dirigente puntualizza che non tutte le responsabilità della crisi vanno ascritte a chi ricopre ruoli di governo. Se non altro perché c’è tuttora un’enorme confusione sulle misure da prendere: «Stiamo sentendo di tutto: solo dall’inizio di aprile illustri scienziati stanno spiegando l’uso corretto delle mascherine. Abbiamo visto tutorial che ci hanno spiegato come creare presidi di protezione con carta da forno, altri su come riutilizzarli o rigenerarli. Ho saputo da medici e infermieri dei Pronto soccorso che gli è stato detto “usatele fino a che non si bucano”. Assurdo! Per capirci, sarebbe come se quando si parlava di Aids si fossero fatte delle video-lezioni su come fare un preservativo avvolgendo l’organo con la pellicola trasparente, o spiegando che bisogna indossarlo al mattino e tenerlo fino a che non si buchi. Magari lavandolo bene, stenderlo al sole o esporlo ai raggi ultravioletti, per poi riutilizzarlo».