Classica o al Brachetto vince sempre la colomba ere rrercvtertce
Nonostante le famiglie siano costrette a passare la Pasqua tra le mura domestiche, non rinunceranno a cercare soddisfazione nel cibo, sia con le preparazioni in cucina sia a tavola dove verranno investiti, a livello nazionale, 1,1 miliardi per prodotti tipici, vino e ingredienti delle ricette tradizionali. L’emergenza sanitaria in questo caso pare aver cambiato solo in parte le abitudini degli italiani che non vogliono rinunciare ai piaceri del palato, anche se si fa sentire la chiusura al pubblico di ristoranti, trattorie e agriturismi con un taglio del 27 per cento della spesa complessiva per il pranzo di Pasqua.
Tra i dolci mantiene il primato - con le uova al cioccolato - la classica colomba, preparata oggi con più varianti dalle nostre rinomate aziende artigianali e pasticcerie.
Per esempio Albertengo di Torre San Giorgio presenta quest’anno fra le novità la colomba al Brachetto d’Acqui di Giulio Cocchi e quella al Vin Santo Santa Caterina (acquistabili anche on line tramite il sito del partner Shopiemonte).
Ufficialmente, si fa risalire la nascita della colomba ai primi decenni del Novecento, grazie a un’intuizione industriale rivelatasi un successo.
Erano gli anni Trenta, e il tutto accadde a Milano nello stabilimento della ditta Motta, quando il direttore della pubblicità Dino Villani avanzò una proposta vincente. L’azienda, già conosciuta per i suoi famosi panettoni, decise di trovare una strategia per riutilizzare macchinari e ingredienti natalizi anche nei mesi successivi. Nacque così la colomba: un dolce che sfrutta le medesime procedure di preparazione (a base di farina, burro, uova, zucchero, buccia d’arancia candita) rifinito da uno strato superficiale di mandorle.