Le chiese restano chiuse, nuovo stop alle messe E qualcuno pensa a come gestire l’Estate ragazzi
«Abbiamo accettato con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria, ma ora chiediamo di poter riprendere la nostra azione pastorale». La Cei, Conferenza episcopale italiana chiede alla presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico «di distinguere tra la loro responsabilità di dare indicazioni di carattere sanitario e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia».
I vescovi italiani scendono in campo sostenendo che non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. «Dovrebbe essere chiaro a tutti - affermano - che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».
Al momento, però, l’unico allentamento delle maglie, per quanto concerne le funzioni religiose, riguarda i funerali. Sarà consentita la partecipazione alla cerimonia funebre, ma limitatamente ai congiunti e comunque non oltre le 15 persone.
Le celebrazione delle messe e di altre attività pastorali, interrotte da quasi due mesi, non sono ancora consentite.
A livello locale, non si registrano prese di posizione o particolari indicazioni alla vigilia dell’inizio del mese di maggio, che nella tradizione cristiana è dedicato al culto della Madonna.
Il santuario della Beata Vergine della Misericordia di Valmala, luogo di riferimento in questo senso per la diocesi di Saluzzo, resta sbarrato, così come i vari santuari mariani dislocati nelle valli e nella pianura saluzzese.
Ma se sul fronte politico il partito del Popolo della Famiglia denuncia «la plateale offesa, al limite dell'oltraggio, per milioni di credenti» minacciando una mobilitazione di piazza, c’è anche chi non condivide la posizione assunta dalla Cei. È il caso, ad esempio, del padre domenicano piaschese Claudio Monge, che vive e studia a Istanbul, da sempre terra di frontiera per la cristianità: «La comprensibile stanchezza e frustrazione per il perdurare delle condizioni di confinamento, non dovrebbe portare persone sagge e, normalmente, formate a dire tali amenità! In poche righe - scrive il religioso - si è buttato nella spazzatura il significato della laicità, il vero senso della liturgia e la stessa definizione di culto!».
E mentre all’interno della Chiesa, sul piano liturgico, si registrano opinioni non sempre collimanti soprattutto in merito al da farsi, in ambito più strettamente locale si guarda con preoccupazione a come affrontare l’Estate ragazzi negli oratori e i campi estivi, a maggior ragione considerando che il 2020 era l’anno che il vescovo Cristiano Bodo aveva voluto dedicare, in diocesi, ai giovani.
Si sta pensando a gruppi ristretti, distribuiti lungo tutta la stagione estiva. Ma è un’ipotesi tutta ancora da studiare e realizzabile solo compatibilmente con l’evolversi della pandemia.