Xxxxxxx I SOMMERSI E I SALVATI

Xxxxxxx I SOMMERSI E I SALVATI
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Ci sono storie che non iniziano con c’era una volta ma che catapultano direttamente il lettore in una storia mai vissuta prima.

Abbiamo fiutato l’avvicinarsi del dramma durante una domenica di inizio marzo in cui le mimose erano in svantaggio nella lotta impari con le mascherine e l’Amuchina. Chiusi nelle nostre trincee ci siamo fatti forza snocciolando tutte le attività alle quali non ci eravamo mai potuti dedicare prima. Ci siamo improvvisati pizzaioli per poi ribadire che la pizza sarà la prima cosa che mangeremo appena “ci lasceranno uscire”. C’è chi si è scoperto panettiere, chi ha infornato crostate beandosi del profumo che usciva dal forno e del grembiule da cuoco acquistato durante una vacanza chissadove. Qualche temerario si è lanciato con il sushi. Abbiamo fatto il cambio guardaroba con un mese di anticipo, buttato i rossetti secchi e le medicine scadute.

I più – scagli la prima pietra chi si chiama fuori - si sono ingozzati di serie tv, di signore in giallo e di 4 ristoranti 4 alla sesta replica. Abbiamo aggredito Netflix con la stessa voracità con cui ci lanciavamo sul compagno di classe quando apriva un pacchetto di gomme da masticare. Altri hanno trascorso ore con i bimbi a colorare gli arcobaleni dell'andrà-tutto-bene.

L’attività fisica caldamente consigliata la facevamo sul balcone alternando la posizione del gatto a quella del piccione; i più fortunati, nella palestra perfettamente attrezzata in tavernetta. I runner sono diventati il nemico da spiare nascosti dietro le tende e il termine untore ha surclassato petaloso. Ci siamo raccontati che tutto questo ci sarebbe servito per riscoprire la lentezza, prima, e i valori della vita, poi. Ma è andata davvero così? Abbiamo realmente vissuto questi mesi come una lezione oppure era un mantra che raccontavamo ogni mattina a noi stessi per aggredire un nuovo giorno? Chi sono stati i sommersi e chi i salvati di questa storia?

Dostoevskij sosteneva che la bellezza salverà il mondo. Molti di noi hanno cercato di tenerlo a mente, ognuno a modo proprio. Sui comodini sono ricomparsi Guerra e Pace e i Fratelli Karamazov perché ora c’era il tempo per farlo. Ci hanno salvato l’ingegno, Woody Allen, i pomeriggi ad ascoltare la pioggia e riguardare un vecchio film di Clint Eastwood. Ci ha salvati una canzone di Simon and Garfunkel, rispolverare Art Dossier, complimentarci con qualcuno per un lavoro ben riuscito. Ci ha salvati progettare, nei limiti del possibile, i mesi che verranno e se non sarà il coast to coast che avevamo sognato da anni, il profumo del pesto dell’entroterra ligure avrà un altro sapore. Questo è quello che potevamo fare noi, con i nostri mezzi, salvarci ogni giorno, qualcuno da solo, altri in famiglia, in un bilocale o in 300mq, ognuno con a disposizione il proprio spazio fisico e mentale.

Il resto lo abbiamo lasciato fare a medici e infermieri e alle migliaia di volontari, affidandoci alla loro caparbietà, rimettendoci alla loro dedizione ed esperienza. Ora che possiamo mettere il naso fuori, ricordiamoci di questi eroi moderni, e diciamogli di persona: grazie.

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