«Sepulveda, umile maestro di vita Ci ha insegnato a osare per volare» ricordo di silvio pautasso, che firmò l’animazione della gabbianella e il gatto
«Vola solo chi osa farlo» queste è la frase con cui si conclude il film di animazione “La gabbianella e il gatto” tratto dal romanzo di Luis Sepúlveda “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”.
In occasione della morte dello scrittore cileno, che aveva 70 anni, avvenuta giovedì 16 aprile a causa del coronavirus, lo ricordiamo attraverso le parole di Silvio Pautasso (originario di Nichelino ma da anni residente a Castellar) che è stato il direttore del film di animazione “La Gabbianella e il Gatto”, con la regia di Enzo D’Alò, tratto dal bestseller di Sepulveda pubblicato nel 1996.
Il “cartone animato” è stato interamente realizzato a Torino dal team di disegnatori della Lanterna Magica ed è uscito nelle sale cinematografiche nel 1998.
Perché avete deciso di scegliere il libro di Sepùlveda per fare il film?
«In quel periodo, dopo l’uscita, il libro era molto letto nelle scuole. Inoltre il regista Enzo D’Alò era rimasto entusiasta della trama che parla di tolleranza e rispetto dei “diversi”. Ne ha quindi parlato con me, che ero responsabile delle animazioni e con il gruppo della Lanterna Magica tra cui Michel Fuzellier creatore delle scenografie, Maria Fares produttrice del film, Walter Cavazzuti creatore dei personaggi, (purtroppo mancato qualche anno fa)».
Sepúlveda veniva spesso a Torino durante la realizzazione del film di animazione?
«Sì, ha seguito anche il doppiaggio; lui aveva dato la voce al “Poeta” ovvero il narratore della storia, dall’inconfondibile accento spagnolo. Era poi tornato per la prima proiezione. Con lui c’era sempre la moglie Carmen. Con il regista Enzo D’Alò avevano fatto una sorta di riscrittura del racconto, sviluppando alcuni temi, e aggiungendo alcuni personaggi, come il gatto Pallino, che è la mascotte del gruppo, e anche Nina. Tra gli altri doppiatori ricordo che Carlo Verdone aveva prestato la sua voce al gatto Zorba, e Antonio Albanese al grande Topo».
Come ricorda Sepùlveda?
«Era una persona molto umile pur essendo uno scrittore di fama internazionale. Aveva una forte profondità d’animo, forse per le vicende che aveva vissuto da giovane in Cile, durante la dittatura, prima di trasferirsi esule in Spagna. Il suo carattere sensibile trapela anche dalla lettura dei suoi libri».
Il film sulla gabbianella ha avuto successo anche all’estero nonostante la concorrenza di grandi case di produzione americane e giapponesi. Come è stato disegnato?
«I film d’animazione italiani sono sempre stati snobbati anche in Italia. In quel periodo, negli anni ’80 e ‘90 andavano molto di moda i cartoni giapponesi, trasmesse in tv, oltre alle grandi produzioni degli Stati Uniti. Con la Lanterna Magica avevamo realizzato nel 1991 il cartone “La freccia azzurra” tratta da un racconto di Gianni Rodari. Lo avevano visto i figli, allora bambini, di Vittorio Cecchi Gori e Rita Rusic. Così Cecchi Gori decise di appoggiare il nostro nuovo progetto. Prima di allora solo Bruno Bozzetto aveva realizzato dei cortometraggi. I disegni della Gabbianella e il gatto sono stati realizzati a mano dal team della Lanterna Magica, di cui facevo parte, poi scansionati e colorati al computer e successivamente si è passati la montaggio. Ne sono stati realizzati oltre 220 mila, con 1200 scenografie. Il “volo” della gabbianella è stato un trampolino di lancio anche per il film, che è volato alto nelle sale cinematografiche. Ricordo con piacere quest’esperienza vissuta al fianco di una grande scrittore. La sua scomparsa mi ha commosso e priva il mondo letterario di uno dei suoi più grandi interpreti».