Tra bici, record e... leggi SOLIDARIETA’ Paola Gianotti ha organizzato una raccolta fondi con 12 ore no-stop

Tra bici, record e... leggi SOLIDARIETA’ Paola Gianotti ha organizzato una raccolta fondi con 12 ore no-stop
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Va veloce, Paola. Con le gambe, i cui prodigi sono ben noti al mondo, ma soprattutto con la testa, un passo avanti agli altri.

Paola Gianotti, ultracycler di Ivrea dalle imprese estreme - tre volte nel Guinness World Record (giro del mondo, 48 Stati in 43 giorni, giro del Giappone) – è un esempio sportivo e di buoni propositi tanto che ha trovato il modo, anche in quarantena, di essere di aiuto agli altri, avviando una raccolta fondi con una pedalata di 12 ore no stop vissuta e condivisa online con amici, sostenitori vari e colleghi ciclisti. Ha anche rilanciato mettendo all'asta, per sostenere la sanità degli ospedali in questo momento, la bicicletta con cui ha attraversato il Giappone nel suo terzo Guinness e 5 sue maglie.

Paola, un'idea vincente nata... in cantina?

ZSì! Ho dovuto ripiegare sull'allenamento indoor, contro il mio stile (endurance) che intende la bici per viaggiare, incontrare persone, vedere paesaggi. Il lockdown, con l'arrivo della primavera che avrebbe permesso begli allenamenti all'aperto, per me è stato come uno shock, ma la tecnologia ha aiutato tantissimo, nonostante all'inizio fossi scettica. Con l'app Zwift si può pedalare in gruppo su percorsi reali o di fantasia: è una forma di aggregazione e un modo divertente di allenarsi. Con un gruppo di amici che frequento nel Canavese, mi sono resa conto che facevamo scalate con dislivello incredibile, e abbiamo pensato all'iniziativa solidale delle 12 ore consecutive».

È soddisfatta dei risultati ottenuti?

«Mi aspettavo di raccogliere 4 mila euro, siamo andati oltre i 5200. Inoltre, il fornitore dei dispositivi è l'ex pallavolista Giovanni Lanfranco di Torino che si è innamorato della causa, raddoppiando quello che abbiamo finalizzato da soli: sono quindi 10.600 mascherine. Le porterò al Regina Margherita di Torino e all'Ospedale di Ivrea».

In che modo il virus ha coinvolto la Sua vita?

«Questo periodo mi ricorda molto quello del mio incidente del giro del mondo in bici: era un momento di grande successo per me, tutto andava bene, si stavano aprendo tante opportunità e stavo realizzando al meglio il progetto sulla sicurezza stradale di cui mi occupo, fino a quando non sono stata investita, senza avere colpa, e la quinta vertebra cervicale si è rotta. Uno stop di quattro mesi, proprio come il mondo sta facendo adesso, ma a posteriori mi rendo conto che anche quello è stato un momento fondamentale del mio percorso, come prova di determinazione. Infatti quell'anno ho vinto il Guinness per essere la donna più veloce al mondo! È un momento duro per tutti e per i liberi professionisti in particolare, io stessa ho perso il fatturato dell'anno, ma tutto succede per una ragione. Dobbiamo imparare a metterci in una prospettiva diversa, non da vittime e pessimisti, ma capire come trasformare la situazione in qualcosa di positivo, come ho cercato di fare con la 12 ore no stop solidale».

Lo sport aiuta spesso il sociale, ma viceversa come si potrebbe fare per migliorare il mondo dello sport?

I«n un discorso ampio, sono molto legata ai temi della sicurezza e ai relativi ambiti. Nel ciclismo sono numerose le vittime della strada, penso ad esempio a Giovanni Iannelli, il cui padre ora sta facendo moltissimo per la sensibilizzazione sul tema: era un professionista che stava correndo in gara, la sua morte è inaccettabile. Il ciclismo outdoor presenta dei pericoli ma spesso mancano le misure di sicurezza su strada per chi si allena. Penso anche al caso analogo di Michele Scarponi. Ad oggi muore un ciclista ogni 35 ore, bisogna intervenire, garantendo più sicurezza nelle gare e per chi si allena su strada, siano professionisti o amatori. Lo dobbiamo fare adesso, anche in virtù dei cambiamenti che avverranno a seguito del virus: la bicicletta può essere una valida alternativa ai mezzi di trasporto pubblico per le tratte brevi».

Anche in questo ha fatto già la Sua parte...

«Ho portato una proposta di legge in Parlamento per la modifica al codice stradale e del metro e mezzo minimo per il sorpasso delle auto sui ciclisti, perché non è disciplinato con chiarezza. L'ho presentato con Marco Cavorso, il papà del quattordicenne Tommaso ucciso in questo modo. Anche io ho paura a pedalare in strada. Il governo dovrebbe ascoltarci, anche perché il cicloturismo è un capitolo importante nelle entrate del nostro Paese».

Da teodofora nel 2018, cosa ne pensa del rinvio dei giochi olimpici?

«Dal punto di vista della salute è stata la scelta migliore, non sarebbero stati gestibili i giochi al chiuso solo con gli atleti. Ma mettendomi nei panni degli atleti, è una scelta amara: qualcuno è vicino all'età limite per partecipare, prepararsi per quattro anni e vedere l'obiettivo allontanarsi è deludente. Sono solidale con loro, ma non si poteva fare diversamente».

La Sua prossima prova estrema?

«Fare approvare la mia proposta di legge! Ci ho già provato tre volte, tra cadute di governo, ministri vari e pandemia».

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