Gelata per ristoranti e bar pronti a riaprire L’Ascom: così si condanna un intero settore fase due Ancora un mese di attesa, si va avanti con consegne a domicilio e asporto. Parlano gli addetti ai lavori
L’annuncio della cosiddetta “fase 2”, comunicata domenica sera dal premier Conte, ha gelato gli entusiasmi di chi non vedeva l’ora di ripartire. Bar, pizzerie, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie dovranno attendere ancora un mese, almeno fino al 1° giugno.
Per il momento resta dunque consentita solo la ristorazione con consegna a domicilio, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, sia per quel che concerne il confezionamento che il trasporto.
A causa della misure di distanziamento che saranno stabilite per legge, si prospetta un radicale cambiamento nei costumi che andrà dall’impossibilità di bere il caffè al banco alla cena in pizzeria o al ristorante. Ma se i clienti dovranno fare i conti con il cambio di abitudini consolidate, gli operatori dovranno affrontare una rivoluzione, che li costringerà a ripensare radicalmente la loro attività.
Come si stanno muovendo istituzioni ed associazioni di categoria per non farsi trovare impreparati quando suonerà il gong della riapertura?
«Intanto - spiega il sindaco Mauro Calderoni - fino al 1° ottobre ogni tassa, tributo o canone è sospeso. Ho apprezzato la proposta delle consegne a domicilio, che sta funzionando. L’ufficio tecnico sta valutando come imbastire l’ipotesi di dehors più ampi, però su questo aspetto dobbiamo vedere i provvedimenti che adotterà il governo».
Sempre dal Comune, l’assessore alle Attività produttive Francesca Neberti aggiunge: «Giovedì ho riunito la Consulta per sentire i rappresentanti di tutte le categorie. A oggi bar e esercizi di ristorazione sembrano essere le situazioni più preoccupanti, ma ho notato timori anche da parte dell’artigianato. Come amministrazione abbiamo dato piena disponibilità ai referenti delle associazioni, restando intesi che ci saremmo riaggiornati non appena saranno rese note le norme. Faremo di tutto per agevolare la ripresa delle loro attività».
L’emergenza sanitaria ha bloccato anche il rinnovo dei vertici dell’associazione commercianti in calendario a inizio marzo con il passaggio di consegne tra Gianmarco Pellegrino e Danilo Rinaudo.
Pellegrino è rimasto in carica ed è ancora lui dunque, in questa fase, a tenere i contatti con l’amministrazione. Preso atto delle dichiarazioni del premier Conte e dei tempi stabiliti dalla “fase due”, Pellegrino e la direttrice dell’Ascom Laura Delfiore, hanno diffuso un comunicato dai toni decisamente duri.
«Da quel che abbiamo capito - è scritto - il settore bar e ristorazione sarà l’ultimo a partire. Il tanto atteso “decreto della ripartenza”, altro non è che un “decreto del rimandare“ non permettendo ai nostri settori di ripartire. Fino al 18 maggio per il commercio al dettaglio e al 1° giugno per i servizi di ristorazione, salvo nuove proroghe che non mi sento purtroppo di escludere. Così facendo - sottolinea Pellegrino - si rischia fortemente di compromettere un intero settore produttivo e occupazionale, decretando la fine di molte attività, l'impoverimento e la conseguente perdita di posti di lavoro. Con la conseguente creazione di un’emergenza economica forse peggiore dell'emergenza sanitaria. L'impressione é che la cura sia peggiore della malattia».
Danilo Rinaudo, vicepresidente provinciale degli albergatori, sottolinea tutte le criticità che si porranno: «La drastica riduzione dei posti a sedere, sia nei bar che nei ristoranti, nonché la contrazione di letti disponibili negli hotel rendono il futuro incerto e rischioso. A Saluzzo ci sono attualmente molte realtà (bar e ristoranti soprattutto) di ridotte dimensioni e che, a un primo, approssimativo calcolo, potrebbero perdere dal 50% al 70% dei posti oggi disponibili. E non sarà la turnazione a dare benefici: facile prevedere una contrazione dei fatturati e quindi ulteriori problemi anche nel mantenimento dei posti di lavoro».
Rinaudo pone l’attenzione anche sui dehors. «Si parla di massima libertà nell’ampliare il plateatico, ma non sarà possibile per tutti; oppure di incentivare l’asporto, ma anche in questo caso ci saranno ulteriori costi. È indispensabile che venga data liquidità immediata, senza costringere le aziende a fare nuovi debiti. Il Comune ha colto le difficoltà procrastinando fino al 30 settembre ogni tassa locale. Bisognerà seguire chi rischia di non farcela a riaprire».