«A cosa serve la scuola? Noi rispondiamo così»
Quando qualcosa manca si capisce il suo valore: è un detto antico e ora lo possiamo applicare con efficacia alla scuola.
In molti hanno cercato di dare risposta alla domanda “A cosa serve la scuola? La risposta chiaramente non è univoca, ce ne sono molte. Serve a educare, a istruire, a sviluppare la socialità, a formare un buon cittadino; ma, molto più prosaicamente, serve anche a consentire la custodia dei figli in un luogo sicuro e protetto. Questa funzione di custodia ha ovviamente più valore quando i figli sono più piccoli, il massimo è al nido, e via via scema all’aumentare dell’età.
In questi giorni si sta affrontando il tema della riapertura delle attività lavorative, che è però indissolubilmente legata alla necessità di custodia dei figli. Molte famiglie hanno manifestato la propria preoccupazione per il ritorno al lavoro, la domanda è molto facile “Dove lascio i miei figli?”.
Sino a oggi, non senza fatica, sono riuscite ad aggiustarsi, ma ricominciando l'attività lavorativa sarà davvero dura. Alla scuola negli ultimi anni si è chiesto di cambiare la prospettiva, di legarsi maggiormente al territorio e di rendere conto alla propria utenza.
Proprio in quest'ottica è opportuna una riflessione su una nuova via; la situazione è eccezionale e quindi non possiamo rispondere con un'idea vecchia: bisogna crearne una nuova, tutta da costruire. Anche la didattica a distanza era qualcosa di impensabile fino a qualche mese fa, ma ora si sta concretizzando come una realtà molto articolata.
Sino a oggi si sono contrapposte solo due ipotesi: si apre con tutti i ragazzi e non si apre. In realtà c'è molto in mezzo, alcune idee possono arrivare anche dall'Europa. Quando partirà la fase due la scuola dovrà porsi il problema di garantire la custodia dei figli delle famiglie che hanno difficoltà: si possono ridurre gli alunni per classe, concentrarsi su scuola dell'infanzia e primi anni della scuola primaria, prediligere l'attività all'aria aperta, ridurre l'orario.
Insomma, a seconda delle singole situazioni, adattare le persone e gli spazi come meglio si riesce. Sarebbe giusto anche diversificare gli interventi a seconda della realtà territoriale, l'Italia è molto diversificata in questi giorni: è giusto pensare a soluzione su misura per ogni territorio.
Bisogna farlo in sicurezza pensando sempre al controllo sanitario. Non siamo esperti di sanità, ma siamo disposti al confronto per cercare di trovare un compromesso. Il timore è che se la scuola non darà una risposta a questa esigenza verrà data da altri: gruppi di bambini che verranno assistiti da baby sitter, amici o dai nonni, correndo un alto rischio di contagio.
Certo averli a scuola porterà dei rischi, ma non averli anche li porterà: gli insegnanti possono rispettare un protocollo di accoglienza dei bambini ed effettuare un controllo, al personale scolastico possono essere effettuati tamponi di controllo settimanalmente per verificare eventuali contagi. Non è facile confezionare una soluzione, ma è giusto affrontare il problema e discuterne insieme. Ci sono famiglie che stanno facendo sacrifici per servire gli altri...
Un altro grande capitolo è quello dei ragazzi con diversa abilità: anche a quelle famiglie, sempre in prima linea per accudire i loro figli, sarebbe giusto dare un po' di conforto materiale e non solo in via telematica.
In questi giorni c'è stata molta attenzione a immaginare nuove spiagge, nuovi ristoranti, nuovi posti sugli aerei, è forse il momento di usare la stessa fantasia ed anche un po' di concretezza per pensare a una nuova scuola.
comprensivo di Cavour, Severino Tesio,
docente I collaboratore, Cavour, Sergio
Paschetta, sindaco di Cavour, Silvio Felizia,
consigliere comunale di Cavour con delega
alla scuola, Agostino Bottano, sindaco di
Villafranca, Lidia Alloa, sindaco
di Garzigliana, Daniela Brarda, Comitato
Genitori, Cavour, Sebastiano Chialvo,
presidente Asilo di Villafranca
Claudia Ferrua, presidente della Cooperativa
Asilo Nido del Peso di Villafranca