Un voto salvò Valmala dal colera

Un voto salvò Valmala dal colera
Pubblicato:
Aggiornato:

Mentre, nell’agosto 1838, papà Pittavino, padre della veggente Maria, contento di aver trovato a Venasca la soluzione dell’enigmatica immagine del Personaggio apparso l’anno precedente ai pastorelli lassù al Chiotto, provvedeva alla costruzione sul luogo del primo pilone sacro, tutta la comunità civile e religiosa di Valmala era in angoscia per il temuto arrivo del colera che “minacciava i paesi vicini”. Per cui la stessa comunità era decisa a far voto di costruire lassù una bella cappella, se fosse stata esente.

Noi sappiamo che Valmala venne realmente preservata, tanto che questo sarà il reale motivo portato alla Curia saluzzese per avere l’autorizzazione all’esecuzione della prima cappella al Chiotto. Tornando oggigiorno a rileggere quei documenti, in particolare il quotidiano “Gazzetta Piemontese”, pensiamo davvero che fu allora una “grazia grossa” per Valmala non esserne stata colpita affatto.

Lasciamo al lettore leggere il dilagare del contagio in provincia e nei paesi vicini a Valmala. Il colera inizia con alcuni casi a Marsiglia, ai primi di gennaio 1835; a giugno è già a Nizza, a luglio a Nimes e Tolone, con 75 casi. All’inizio di luglio da Cuneo si provvede alla chiusura del Tenda e si forma un cordone sanitario, isolando alcuni paesi. Il 28 luglio si chiude la frontiera a Vinadio. Il 3 agosto, la “Gazzetta Piemontese” dà notizia che l’infezione colerica ha fatto la sua comparsa a Cuneo città. L’8 agosto già si contano 230 casi con 70 deceduti.

Il male non si ferma al capoluogo ma si espande in provincia, colpendo a zig-zag ora l’uno ora l’altro centro: Mondovì, Dogliani, Bene Vagienna, Narzole, Ceva, Marene, fino a Savigliano, Bra, Alba e oltre.

Sulla “Gazzetta” non vengono citati tutti i paesi, specie quelli minori che si avvicinano a Valmala. Tuttavia sono ricordati Cervignasco, Saluzzo, Verzuolo, Costigliole, Tarantasca, Busca, Montemale, Villar San Costanzo, Rossana e Caraglio dove si legge “abbia menato grande strage”.

Il parroco don Rivoira e il sindaco Chiotti di Valmala aggiungono pure Dronero, tralasciato con Roccabruna dalla “Gazzetta”; da altre fonti si sa che in quest’ultimo paese venne costruito addirittura un lazzaretto... e che non venne risparmiata anche Venasca.

Da questo quadro risulta la stretta morsa del contagio che avrebbe potuto avvolgere Valmala e invece non l’avvolse. Forse ne furono stupiti anche i “Patres curiali” di Saluzzo, con a capo il Vicario Capitolare mons. Donaudi, che s’affrettarono ad autorizzare l’edificazione di una cappella al Chiotto, al fine di sciogliere il voto fatto dalla comunità.

Archivio notizie
Dicembre 2024
L M M G V S D
 1
2345678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
3031