Storia L’attacco costrinse il duca Emanuele di Savoia a rientrare dalla Provenza Cavour 1592, le truppe francesi vanno all’assalto della Rocca
Per alleggerire la pressione che le truppe savoiarde esercitavano sui confini della Provenza, «creando distruzione alla campagna, tagliando il grano non ancora maturo o appena germogliato, tagliando alberi e vigne» il comandante delle truppe francesi stanziate al Sud, Lesdiguieres, pensò di creare un nuovo fronte contro il nemico savoiardo spostando alcuni reggimenti, attraverso il cammino della Durance, sul territorio piemontese e più precisamente nella val di Susa e nella val Chisone di Pragelato.
Questi reggimenti raggiunsero a tappe forzate le posizioni previste, Susa e Perosa. Dopo aver attaccato e conquistato il castello di Perosa comandato dal capitano Francesco Cacherano e aver fatto una capatina sino ad Osasco - dove fu conquistato il castello e insediato all'interno un proprio presidio - l'armata francese pose il proprio campo in quel di Bricherasio e dintorni: era il 3 ottobre 1592.
BATTAGLIA A VIGONE
Nel frattempo che i francesi rafforzavano la loro posizione in quel di Osasco facendo scorrerie nelle valli circostanti conquistando il Castello di Luserna e il forte di Mirebouc, sempre in valle Pellice, giunse notizia che i savoiardi si stavano raggruppando a Vigone. Lesdiguieres prese quindi la decisione di marciare con parte delle sue truppe (trecento maestri d'armi e seicento archibugieri) verso Vigone. La città, la cui guarnigione era comandata dal colonnello Branquetti, pur ben fortificata e difesa dopo oltre due ore di aspri combattimenti dovette soccombere alle forze francesi. Lo stesso comandante fu ucciso durante la battaglia e molti furono i morti.
Tale disfatta portò il terrore nei paesi vicini che fecero atto di sottomissione ai nuovi conquistatori. Il duca Carlo Emanuele, che si trovava in Provenza alla testa del suo esercito, sconvolto dalle notizie, mentre alcuni sui plenipotenziari guidati dal conte di Moretta provavano a trattare una tregua con i transalpini, cercava di raggruppare le sue forze in quel di Saluzzo. Così facendo il tempo trascorreva tra scaramucce e scorribande e si arrivò al 16 novembre, giorno in cui il Lesdiguieres andando in avanscoperta nel territorio circostante Bricherasio, si trovò nelle campagne di Cavour e decise di conquistarla.
Cavour era allora una piccola città chiusa da una cinta di mura in mattoni rossi, «posta ai piedi di una piccola montagna che la natura pare abbia voluto mettere al centro della pianura per servire da torre di osservazione per tutti i paesi attorno». Sulla sommità della Rocca era posto un castello pressochè inaccessibile, all'interno del quale i proprietari Acaia-Racconigi erano soliti tenere le loro insegne e quanto di più prezioso avevano. Tanta era la fiducia nella inaccessibilità del sito che la guarnigione a presidio del castello, in tempo di pace, si riduceva a una dozzina di uomini.
SI PREPARA L’ATTACCO
In questa casaforte il 5 giugno 1561 era stata firmato un accordo, chiamato "Pace di Cavour", tra i ministri delle valli valdesi di Luserna, Perosa e San Martino ed il rappresentante del Duca di Savoia, il conte Filippo di Savoia-Racconigi. Il paese posto in basso, ai piedi della Rocca, circondato dalle mura in mattoni rossi, contava all'incirca trecento case e si poteva fare il giro tanto della Rocca quanto del paese in un'ora scarsa passeggiando con calma.
Il 17 novembre l'armata francese giunse nel pomeriggio avanzato sulla pianura antistante Cavour, attardata da continui allarmi circa la presenza o l'arrivo delle armate del duca di Savoia. Il 18, riscontrato che nel castello erano entrati numerosi soldati savoiardi, il comandante francese giudicò che si sarebbe tratto grande vantaggio a posizionarsi su un cocuzzolo roccioso che si contrapponeva a una torre del castello ad una distanza di circa 100-120 metri. Questa posizione fu raggiunta con grandi difficoltà attraverso un sentiero molto ripido ed aspro lungo il quale furono trasportati grandi quantità di sacchi pieni di terra e letame, operazione alla quale si dedicarono, con buona lena, sia la cavalleria che la fanteria.
Il 19 giunse da Bricherasio l'artiglieria che fu posizionata sulla cresta allo scopo approntata. Il 20 il cannone poteva colpire comodamente la torre denominata "Bramafam"; dopo numerosi colpi andati persi si riuscì appena a scheggiare la torre. Il 21, avendo avuto notizia che il duca di Savoia Carlo Emanuele stava giungendo in soccorso degli assediati, tutta l'armata francese si mise a lavorare di gran lena per costruire palizzate e rafforzare il futuro campo di battaglia. Nel frattempo il cannone sparò incessantemente contro la torre dalle due di notte sino alle cinque del pomeriggio, dopo di che fu dato l'assalto e la torre fu presa nonostante la sua vicinanza al castello.