La conferenza sul carnevale d'altri tempi a Barge di Di Francesco
Sabato 1 marzo il successo della conferenza sul carnevale

Sabato 1 marzo, nel salone Geymonat della biblioteca 'Ginotta' il ricordo del compianto assessore Silvio Coero Borga era palpabile. Infatti Giorgio Di Francesco, scrittore e profondo conoscitore delle tradizioni locali, ha presentato lo studio sul Carnevale bargese, lavoro di ricerca fortemente voluto dall’assessore e realizzato grazie all’interessamento della Pro Loco.
In un’ora e mezza si è ripercorsa la storia del Carnevale di Barge, uno dei più antichi e interessanti della zona, fortemente legato alle tradizioni occitane ed improntato su molte ritualità diffuse in tutta Europa. Dai documenti cittadini più antichi si ricava che già a partire dalle fine del XIV secolo, a Barge era presente la cosiddetta “Badia delle Scimmie antica e rispettata Badia bacchica di Barge” costituita da gruppi di giovani, che avevano il compito, riconosciuto ufficialmente, di organizzare e gestire il tempo carnevalizio, periodo eccezionale in cui le regole possono essere ignorate e modificate, tutti si mascherano, possono fare scherzi e si festeggia in compagnia.
La cittadina ha un folklore profondo che rappresenta due aspetti sociali. Da un lato la realtà contadina, fatte di maschere delle campagne, come la capra e la scimmia che cercano di soddisfare le necessità primordiali, sempre alla ricerca di cibo e di vino. Dall’altro si possono riscontrare maschere più raffinate che rappresentano la cultura della città, da cui nascono le attuali, Gian e Gin-a, due sposini, figure buone, un po' ingenue che si ritrovano non solo qui ma anche in tutta la cultura piemontese giungendo fino alla Costa Azzurra e a Nizza. Accanto ad esse anche maschere decisamente locali come il “Tacabanda”, uno scatenato suonatore ambulante e “Giòto”, un vecchietto dalla lunga barba, personaggio veramente esistito che viveva da eremita nella zona. Questa tradizione si è perpetuata per secoli fino alle sfilate di carri allegorici sempre più grandi e impegnativi per la loro costruzione. Sul monitor sono state proiettate le fotografie della prima sfilata di carri del dopoguerra, nel 1956 quando Barge vinse il primo premio a Saluzzo con il carro de “L’Inferno” nel quale erano rappresentati i diavoli che cacciavano dal loro regno i bargesi perché “Barge e Bagnol gnanca l’diau ai vol”, e quelle dell’anno successivo quando il carro de “Il Dinosauro” si riconfermò vincitore per le sue dimensioni veramente esagerate. Avvicinandosi ai nostri giorni il pubblico è stato sempre più coinvolto perché in ogni fotografia erano riconosciuti amici e parenti che avevano preso parte alle rappresentazioni.