Due giornate al Tennis Stadium della Vtt tra bilanci e nuovi progetti
Sanchez, l’ex-numero 7 al mondo e la sua lezione sul “saper perdere”
Due giorni speciali alla Vtt di Lagnasco con la Festa di Fine Estate e un clinic tenuto da Emilio Sanchez, ex numero 7 del mondo in singolare e già numero 1 Atp in doppio.
Protagonisti della prima giornata i ragazzi della Scuola Tennis Vtt, divisi in sei squadre, che hanno giocato e festeggiato fin dal mattino di venerdì 6 settembre. Alle 17,30, alla presenza del grande campione spagnolo che oggi è impegnato nell’Accademia che porta il proprio nome con sedi operative a Barcellona e in Florida, c’è stato il momento istituzionale, al quale hanno partecipato anche i sindaci di Lagnasco (Roberto Dalmazzo) e Bagnolo (Roberto Baldi), con tanto di bilancio della stagione appena conclusa.
A presentarle sono stati i tecnici e dirigenti Duccio Castellano ed Enrico Gramaglia: «Siamo contenti dei risultati raggiunti ma vogliamo sempre migliorare e offrire il massimo alla nostra utenza. Con i nostri giovani allievi, in particolare, abbiamo da poco iniziato dei test specifici che avranno quale risultato un report settimanale che verrà inviato alle rispettive famiglie. Le stesse verranno coinvolte mensilmente in colloqui finalizzati alla totale condivisione del lavoro svolto. In prima linea anche la videonalisi con il dettaglio dei lavori eseguiti con e dagli allievi».
La parola in chiusura della Festa di Fine Estate è passata a Emilio Sanchez: «Sono favorevolmente sorpreso dalla professionalità del centro che cura ogni passaggio della crescita di un allievo come si usa fare nelle grandi accademie. Siete fortunati a potervi formare – ha detto ai ragazzi – in una realtà così virtuosa. Il tennis e lo sport sono una metafora della vita. Il campo aiuta a confrontarsi e imparare tante cose, dalla disciplina all’atteggiamento. Una cosa fondamentale è imparare a perdere. Si lotta ovviamente per vincere ma in pochi riescono a farlo e tutti, anche ad alto livello, perdono. La sconfitta fa dunque parte del gioco e occorre abituarsi a metabolizzarla, per crescere come atleti ma soprattutto come persone».