Identikit Pellico: così sarà “curato” il monumento
Il monumento dedicato al patriota il restauro finanziato dal Rotary, affidato a Sira Bovo e Walter Vacchetta

Da qualche giorno, nel cuore pulsante di Saluzzo, il monumento dedicato a Silvio Pellico, simbolo indelebile della città, è stato avvolto da una struttura temporanea formata da una "gabbia" di metallo, teli bianchi e impalcature. Da qui, i restauratori Sira Bovo, saluzzese, e Walter Vacchetta, di Alba, stanno portando avanti con cura l’importante opera di pulizia e restauro, lavorando a stretto contatto con il marmo bianco che ne scolpisce la figura.
Realizzato nel 1863 dallo scultore Silvestro Simonetta (la sua firma è incisa nel marmo alla base della statua), il monumento raffigura il celebre patriota e autore de “Le mie prigioni” mentre si appoggia a un ceppo, da cui pende una catena. Sulla sommità del ceppo riposano, con equilibrio simbolico, la Bibbia e la Divina Commedia: elementi che rappresentarono per Pellico l’unico sollievo durante la sua detenzione nella fortezza dello Spielberg. Quest’opera non è solo un ricordo della sua resistenza, ma anche un invito alla riflessione sulla libertà di pensiero e di espressione.
Silvio Pellico, nato a Saluzzo nel 1789, visse i primi anni della sua vita in questa città. In gioventù riscosse successo come autore teatrale, con opere come "Francesca da Rimini", rappresentata a Milano nel 1815. Impegnato anche in attività carbonare e redattore de “il conciliatore”, un giornale anti-asburgico, fu arrestato nel 1820 e imprigionato nella fortezza dello Spielberg. Liberato nel 1830, divenne celebre in tutto il mondo grazie a “Le mie prigioni”, testimonianza commovente dell’esperienza politica e spirituale del primo Risorgimento, prima di morire a Torino nel 1854.
L’iniziativa di restauro, finanziata dal Rotary Saluzzo con circa 15 mila euro, ha riscosso grande entusiasmo anche grazie alla collaborazione del Comune, che ha voluto sostenere l’operazione culturale e di valorizzazione del patrimonio locale.
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