Non ci sono soldi per le strade Rischia di saltare il “piano asfalti”
Fondi ministeriali dirottati sul ponte sullo stretto

Il salasso che le Province temevano è puntualmente arrivato con la legge di bilancio e, in particolare, con il decreto cosiddetto “Mille proroghe”.
A farne le spese in provincia di Cuneo saranno le già martoriate strade provinciali.
A livello nazionale è previsto un taglio di 385 milioni, pari al 70% dei fondi a disposizione, per quanto riguarda gli investimenti degli anni 2025 e 2026, che coinvolgono cantieri già progettati. Ulteriori riduzioni, pari al 50% del totale delle risorse, sono preventivate anche per le annualità successive fino al 2036, con un ammanco complessivo di 1,7 miliardi che avrà ripercussioni sulla messa in sicurezza delle strade di competenza delle Province italiane.
Per quanto concerne la Provincia di Cuneo, dei 9 milioni e 908 mila euro assegnati per le annualità 2025 e 2026 ne sono stati tagliati quasi 7 milioni, per cui ne rimangono fruibili poco meno di 3 a fronte di una rete stradale che nella Granda riguarda circa 3200 chilometri.
Una situazione che rimette in discussione gli atti amministrativi che individuavano i primi interventi del 2025, con un investimento di un milione e 700 mila euro per ognuno dei quattro reparti del cuneese.
Inevitabile, a questo punto, un drastico ridimensionamento, a partire dalle asfaltature già programmate per il passaggio della corsa ciclistica Vuelta nei mesi estivi del 2025.
Il presidente della Provincia Luca Robaldo ha scritto ai 247 sindaci della Granda per informarli sulla situazione, «così grave - spiega - da rendere enormemente difficoltoso qualsivoglia intervento nell’ambito della sicurezza stradale, con particolare riferimento alle bitumature, sottolineando l’enorme difficoltà per l’ente ad attendere ad una delle attività che è chiamato a svolgere».
Convitato di pietra, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, segretario della Lega, il quale ha voluto dirottare i fondi destinati alla viabilità delle Province alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.
Un accorato appello, che - se non interverranno novità a breve - si trasformerà in un ordine del giorno portato all’approvazione di tutti i Consigli comunali – a parlamentari e consiglieri regionali affinché facciano pressione sul governo per giungere ad un’inversione di rotta.
«Facciamo affidamento su tutti i rappresentanti eletti in ogni formazione - affermano in un comunicato il presidente Robaldo e il vicepresidente Antoniotti - perché asfaltare una strada, manutenere una rotonda, illuminare un incrocio sono interventi che non hanno coloriture politiche ma rappresentano soltanto l'espletamento di un servizio nei confronti dei cittadini».
Il caso apertosi rimescola anche le carte politiche in Provincia, dove recentemente il centrosinistra si era smarcato collocandosi in minoranza.
Ora i gruppi Patto Civico (centro) e La Nostra Provincia (centrosinistra) si trovano d’accordo nel contestare la decisione del governo e hanno presentato insieme un ordine del giorno che verrà portato all’esame del prossimo Consiglio provinciale.
Documento che non è stato sottoscritto dal terzo gruppo consiliare “Ripartiamo dalla Granda”, espressione del centrodestra. A margine della vicenda si è registrato nei giorni scorsi un vivace scambio di battute tra il presidente della Provincia Robaldo e il senatore leghista Giorgio Bergesio, il quale ha dovuto fare quadrato nei confronti del vicepremier del suo partito.
Al primo, che gli aveva fatto notare come l’annuale festa leghista a Pian della Regina fosse possibile grazie agli interventi di manutenzione stradale realizzati dall’amministrazione provinciale, intervenuta con fondi propri per il ripristino del sedime dopo le valanghe dell’inverno del 2023, il senatore di Cervere ha replicato ricordando l’impegno di Salvini per l’Asti-Cuneo e il tunnel del Tenda.
E mentre si apre il sipario del teatrino della politica, con l’inevitabile rimpallo di responsabilità, la manutenzione delle strade della Granda viene messa in coda rispetto al ponte sullo Stretto.
Guarda caso, nemesi della storia, dal segretario federale e ministro di un partito che ha cancellato dal simbolo il termine “Nord” per sostituirlo con “Salvini premier”.
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