uranio in val maira

Presenza di uranio in val Maira?

La politica locale vuole certezze

Presenza di uranio in val Maira?
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La notizia è deflagrata come una bomba a metà della scorsa settimana. Una multinazionale è interessata alla ricerca di uranio e minerali associati nelle alte valli Grana, Maira, Stura. Una società di cui fanno parte grandi manager della finanza mondiale, oltre a un ex sottosegretario di Stato e ambasciatore americano.

Per ora non c’è niente di concreto. Appena una richiesta di permesso di ricerca mineraria, che la Regione ha sospeso e inoltrato a Roma, per la valutazione di impatto ambientale, competenza esclusiva del ministero dell’Ambiente.

Undici i Comuni coinvolti nella Granda: Acceglio, Celle Macra, Canosio, Prazzo, Marmora in valle Maira, Castelmagno, Monterosso e Pradleves in valle Grana, Demonte, Valloriate e Moiola in valle Stura.

L’avvio della polemica è scattato, martedì sera, dalla riunione “segreta” dei sindaci dei comuni potenzialmente toccati. C’è stata una “fuga di notizie” e l’indomani i consiglieri di minoranza Pd in consiglio regionale, Mauro Calderoni e Domenico Rossi, hanno inviato una nota all’Ansa.

IL FRONTE DEL NO: SINDACI, UNCEM E PD REGIONALE

Domenica sera Confartigianato Cuneo ha organizzato un incontro dal titolo “Terre alte e imprese, tra sfide e opportunità” al teatro Iris di Dronero. È intervenuto il presidente Uncem Bussone, con toni categorici: «Alle domande “uranio sì, uranio no, miniere sì, miniere no”, deve rispondere chi vuole il ritorno al nucleare. Chi dice sì al nucleare, si gestisca la vicenda. Se invece restiamo sulla green economy come unica soluzione possibile, quindi energia pulita, dalle rinnovabili all’eolico, magari con una politica seria (che oggi non c’è) sulle comunità energetiche, non abbiamo bisogno dell’uranio, né di contrapporre la politica sul tema uranio».

Il tema fa discutere, perché se è vero (come spiega il geologo cuneese Giorgio Martinotti, intervistato da La Stampa) che si tratta di «fuffa, speculazioni per giocare in Borsa» e non si apriranno nuove miniere sul territorio, i nomi di chi sta dietro l’operazione lasciano intendere che si faccia sul serio. Le cifre di cui si parla spaventano la politica locale e sollevano vari interrogativi.

«E’ giusto non sottovalutare la vicenda - dice l’assessore regionale alle Attività estrattive, Marco Gallo, anche lui tra i relatori a Dronero -. Ma, trattandosi di una ricerca, è prematuro parlare di miniere».

Tutto comincia a luglio, quando la Regione invia comunicazione dell’interruzione del procedimento autorizzativo, denominato “Chiappi”, per la ricerca di Uranio ed elementi associati per due anni (prorogabili di altri 2) in valle Maira, Grana e Stura.

La società proponente, la Mozily Sro, registrata a Praga in Repubblica Ceca, è nata per le attività di esplorazione mineraria in Europa. Costituita il 18 marzo 2024, ad aprile ha esposto le garanzie economiche: 11,5 milioni di dollari. Il 12 giugno la domanda di concessione alla Regione, riferita a un’area di 10.875 ettari. Chi ha registrato la compagnia e versato il 100% delle azioni è il manager americano Rohan Patnaik, fondatore della Ropa Investments Limited di Gibilterra, holding diversificata in progetti di esplorazione mineraria in America Latina, Africa, Europa, Usa, e che sviluppa anche materiali per batterie e App per cellulari. Nel Consiglio della Ropa risultano l’ex vicesegretario e ambasciatore Usa, Otto Reich, e Fabrice Nze Bekale, ex componente del Cda di Era.

A Canosio, negli Anni 70, si cercò uranio, ma senza sviluppi concreti. Chi ha ancora miniere sul proprio territorio, ma abbandonate nel 1984, è Monterosso Grana, fra le borgate San Pietro e Frise: non di uranio, ma cave di ardesia. Si era cercato anche l’oro, con scarsi risultati.

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