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Pronto Soccorso: uno studio ripropone l’allarme-chiusura

Uno studio cambia il parere

Pronto Soccorso: uno studio ripropone l’allarme-chiusura
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Periodicamente il tema dei piccoli ospedali a rischio chiusura torna alla ribalta.

Saluzzo, insieme a Ceva, è fra questi.

Un recente studio dell’università Bocconi, redatto per conto della Regione Piemonte, ha evidenziato il fatto come gli “accessi in questi due Pronto Soccorso siano insufficienti, al di sotto degli standard normativi”.

A Saluzzo, secondo la fonte del Ministero della Salute, gli accessi al Pronto nel 2024 sono stati poco meno di 10 mila (9.449 per l’esattezza, cioè una media di appena 25 accessi al giorno), numeri che, insieme al fatto che il servizio non è operativo 24 ore su 24 ed è privo di medici specialisti, ha rilanciato il rischio di una possibile chiusura.

L’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi ha prontamente smentito, ma non è bastato a scongiurare i timori.

Il gruppo di minoranza di centro-sinistra in Provincia ha lanciato l’allarme presentando un ordine del giorno che è stato portato all’esame del Consiglio provinciale di lunedì.

«Esprimiamo netta contrarietà - hanno spiegato i quattro consiglieri del gruppo La Nostra Provincia - all'ipotesi di declassamento dei Pronto di Ceva e Saluzzo e alla prospettiva di ridefinizione della vocazione dei due ospedali, che verrebbero trasformati in strutture riabilitative. Non è pensabile un ridimensionamento senza contestualmente potenziare la sanità territoriale e l'intero sistema di emergenza-urgenza. Qualsiasi ipotesi di ripensamento dei servizi – hanno affermato – non può non considerare le aree interne e montane. Strutture riabilitative e ospedali di comunità sono risposte utili e necessarie, per cure appropriate a pazienti che non necessitano di ricoveri in ospedali ad alta specializzazione, ma non possono sostituire gli ospedali con Pronto Soccorso».

Nella seduta di lunedì i consiglieri provinciali di centrosinistra hanno chiesto al presidente della Provincia Luca Robaldo un pronunciamento sul tema e di avviare un confronto con la Regione per fare chiarezza.

L’ordine del giorno è stato votato solo dai quattro proponenti, mentre i centristi del Patto Civico insieme ai colleghi di centrodestra si sono astenuti.

In un comunicato stampa hanno spiegato le ragioni della loro scelta: «Ci siamo astenuti – spiegano gli esponenti del Patto Civico - per due semplici motivazioni: innanzitutto la mancata condivisione, prima della riunione, di un documento dal contenuto così rilevante e, in secondo luogo, perché questo dà luogo ad una polemica politica che non ci appartiene. I cittadini, soprattutto nell'ambito sanitario, chiedono chiarezza e concretezza ed è per questo motivo che abbiamo chiesto al presidente Robaldo di assumere una posizione di netta contrarietà a qualsiasi tipo chiusura o ridimensionamento delle strutture ospedaliere cuneesi durante l'audizione che svolgerà in Consiglio Regionale nell'ambito della stesura del nuovo piano socio-sanitario del Piemonte».

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