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Le ripercussioni della crisi del Mar Rosso in Granda

La crisi del Mar Rosso sembra lontana, ma per la Granda è più vicina di quel che si crede

Le ripercussioni della crisi del Mar Rosso in Granda
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“Il blocco del transito delle navi nel canale di Suez rischia di colpire pesantemente anche l’agricoltura cuneese con un rallentamento importante, ad esempio, dell’esportazione della frutta. In particolare, stiamo parlando di mele e kiwi, di cui la provincia Granda vanta il primato per ettari e produzione in Piemonte. Questa situazione coinvolge, tuttavia, l’intero settore primario, compresi i prodotti trasformati e, se non si sbloccherà al più presto, sarà un problema anche per i prodotti primaverili ed estivi e si andrà ad aggravare il momento già non facile per il comparto”. Queste sono le parole d'allarme di Michele Ponso, presidente provinciale della sezione Ortofrutta di Confagricoltura Cuneo e presidente della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura, che spiega quale sia la nuova crisi internazionale che si è venuta a creare in queste settimane con le tensioni crescenti al largo dello Yemen.

L’imprenditore cuneese riprende le parole del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti e fa sapere che: “L’Italia è tra i Paesi più esposti in seguito al blocco nel canale di Suez. Il 40% dell’intero interscambio marittimo passa dal Mar Rosso e il settore agroalimentare risente più degli altri di questa situazione, che deve essere esaminata e approfondita sul piano europeo”.

“Soltanto per l’agroalimentare, il transito verso i mercati asiatici vale 4 miliardi di euro di prodotti. Il circumnavigare l’Africa per evitare il canale di Suez comporta problemi di conservazione dei prodotti freschi, ma anche di tipo economico, con costi raddoppiati delle merci, tensioni sui consumi e un generale rallentamento degli scambi”, continua Giansanti.

"La qualità delle nostre produzioni – sottolinea con fierezza Confagricoltura – rappresenta un valore importante e riconosciuto, ma la prolungata percorrenza verso i mercati finali dell’Asia non garantisce più le stesse caratteristiche di freschezza. Inoltre, nei Paesi importatori, la merce deve essere venduta a un prezzo inevitabilmente più alto per far fronte alle nuove rotte del trasporto marittimo intercontinentale.  La situazione acuisce le difficoltà che il comparto ortofrutticolo italiano sta attraversando per la minore produzione dovuta alla siccità e all’aumento dei costi di produzione."

Il comparto vitivinicolo soffre per il blocco delle navi verso i mercati asiatici è un ulteriore colpo all’equilibrio economico delle aziende e all’export del settore. “Portiamo all’attenzione delle istituzioni europee un’ulteriore emergenza per il settore primario. Dobbiamo evitare – conclude Giansanti – che questa congiuntura incida in modo irreversibile sulle imprese agricole, già alle prese con una situazione complessa dal punto di vista climatico, economico e degli scambi internazionali. Se aumenta l’inflazione, infine, sarà inevitabile un ulteriore calo dei consumi agroalimentari, già in discesa di quasi 5 punti percentuali nello scorso anno”.

“Le difficoltà del settore primario sono evidenziate anche dalle proteste degli agricoltori in Germania, - conclude Michele Ponso - a cui stanno partecipando anche olandesi, belgi e polacchi, a dimostrazione di come la crisi coinvolga gli imprenditori agricoli di tutta Europa e di quanto sia necessaria una revisione al sistema agricolo comunitario”.

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