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Seimandi, 50 anni di musica «La mia vita è un lungo show»

Mezzo secolo da grande professionista dello spettacolo: riceve alle Cupole il Premio alla carriera

Seimandi, 50 anni di musica «La mia vita è un lungo show»
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Era l’estate del 1974. Rumor guidava il suo quinto e ultimo governo (con il cuneese Sarti sottosegretario). Lo scudetto era andato alla Lazio di Chinaglia, Merckx come Rumor vinceva il suo quinto e ultimo Giro d’Italia, e sulle spiagge imperversava “Piccola e fragile” di Drupi.

In quel luglio del 1974, il giorno 28, un giovanissimo Aurelio Seimandi esordiva in musica con il complesso dei “Puledri”. Lui essendo del 1961 aveva 13 anni, gli altri poco di più.

Ricordando lo storico debutto di mezzo secolo fa, l’editore di Telecupole Pier Maria Toselli e il manager Carlo Pescatore hanno ideato e consegnato il "Premio alla carriera" al maestro Aurelio Seimandi, per celebrare i suoi 50 anni di attività. Presenti alle Cupole tutti gli orchestrali e le “voci” che hanno accompagnato Seimandi nella sua lunga avventura di musicista e grande professionista dello spettacolo, dalle discoteche alla radio, dalla tv al cinema.

Un omaggio corale che ha coinvolto la Regione Piemonte, con le felicitazioni personali del governatore Alberto Cirio.

Contento, maestro?

«Commosso, direi. Non mi aspettavo una celebrazione così. Mi sono tornate in mente, come dice il titolo della trasmissione che conduco su Telecupole, tanti momenti e personaggi della mia vita. Io venivo da Verzuolo e Paesana, i paesi dei miei genitori, mi sono trovato come Jim Carrey in un Truman show. Ma era tutto vero, quello che suonava e cantava sul palco, scriveva canzoni, presentava in tv ero proprio io. Diciamo che sono cresciuto in fretta».La tua vita è un lungo show: ti piace il titolo?

«In effetti, dopo i Puledri sono venuti i Caprices, i Ciao Pais, l’orchestra Seimandi, fra centinaia, migliaia di serate in Italia e all’estero. E registrazioni, corse nella notte, rientri all’alba».

Raccontaci, maestro.

«A sedici anni ero già in piena attività ma per iscrivermi alla Siae (la società degli autori ed editori musicali) ho dovuto far firmare mio padre. Avevo grandi sogni e qualcuno l’ho portato a casa. Non ancora ventenne ho preso contatto con i colossi discografici di Milano, non conoscevo nessuno ma ho trovato le prime scritture. Ricordo la bella soddisfazione quando la Fonit Cetra, una potenza assoluta, mi ha cercato per avviare una collaborazione. Allora era il momento di partire e andare».

E non sei partito.

«Ho preferito mantenere le radici nella terra dove sono nato e cresciuto. Sarò anche un po’ matto, o eccentrico come scrivete voi giornalisti: ho avuto la fortuna di poter fare quello che volevo vivendo come piace a me. Vuoi mettere la goduria di passare in piola per mangiare un boccone con gli amici? E poi, da incallito sabaudo, ho sempre sentito come un dovere partecipare alla vita pubblica».

Per esempio?

«Sono stato consigliere e assessore a Verzuolo, ho creduto nella funzione istituzionale delle bande musicali che continuo a dirigere a Saluzzo e Paesana. Ho avuto tanto, spero di aver dato altrettanto».

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