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A una svolta il nodo dei braccianti accampati a Villa Aliberti

Fondi regionali e container per la situazione d’emergenza

A una svolta il nodo dei braccianti accampati a Villa Aliberti
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L'argomento ha tenuto banco l’intero mese di agosto, arrivando anche sui banchi del consiglio comunale. Sembra però essere ad una svolta la problematica degli stagionali africani accampati nel parco di villa Aliberti. Da un paio di giorni, grazie ad un’azione coordinata dalla Prefettura, con l’aiuto di Comune e Caritas e la copertura economica della Regione, attraverso i fondi del progetto Common Ground, non si registra più la presenza (diventata costante nelle ultime settimane) di ragazzi africani che dormono nel parco.

Sono trascorsi ormai più di dieci anni dal primo importante utilizzo di manodopera proveniente, come paesi di origine, dalle nazioni dell’Africa Subsahariana, molte cose sono cambiate nel distretto della frutta del Monviso.

Oggi sono migliaia i lavoratori africani, pressoché tutti in regola con i documenti e in stragrande maggioranza regolarmente domiciliati in Italia, che arrivano a Saluzzo già in possesso di un contratto o comunque di un accordo con un’azienda agricola e di un luogo in cui dormire. Spesso un alloggio o una camera nella stessa azienda o ancora un letto in una delle dieci sistemazioni predisposte dalla rete dell’accoglienza nei comuni del territorio.

A “restare fuori” dal rodato meccanismo sono però quei braccianti che arrivano in città per la prima volta e che, in attesa di un contratto, bivaccano nel parco. Poche decine di persone, una situazione monitorata quotidianamente dalle forze dell’ordine, dal Comune e alla Caritas cittadina, in prima linea per limitare le situazioni di disagio.

Quello del parco di Villa Aliberti è un “nodo” piccolo rispetto alla mole di lavoro del “Protocollo stagionali” e della rete dell’accoglienza.

Un nodo però non marginale, arrivato finalmente ad una svolta, anche in seguito alle pressioni della minoranza, e della stessa amministrazione nei confronti di Prefettura e Regione.

Già negli ultimi giorni erano diminuite le persone al parco, grazie ad una più forte richiesta di assunzione di responsabilità dell’alloggiamento degli africani da parte delle aziende presso sui gli stessi avrebbero in questi giorni trovato un contratto di lavoro.

Per gli altri, poche unità in tutto, sono stati messi a disposizione alcuni moduli abitativi di tipo container, installati nella sede Caritas di via Sant’Agostino a Saluzzo e a Savigliano.

Nulla a che vedere con il Pas, il dormitorio che il Comune di Saluzzo decise di aprire nel 2018 nell’ex caserma Filippi per dare un tetto a centinaia di stagionali africani che avevano creato un sorta di villaggio-bidonville alle porte della città, ma nemmeno qualcosa di paragonabile alle strutture della “Rete diffusa dell’accoglienza”, con gli oltre 265 posti letto messi a disposizione in una decina di strutture attrezzate nei comuni della zona, destinati però ai lavoratori in possesso di contratto, le cui aziende non hanno disponibilità di alloggio.

L’intervento emergenziale nel parco si è reso necessario, per prevenire problemi di igiene pubblica, ma anche per dare dignità a quei, per fortuna pochi, ragazzi africani, costretti a trascorrere la notte per terra.

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