Verzuolo, primo paese illuminato d’Italia esclusivo
Riccardo Baldi confronta le date: «Edison e Cruto sono arrivati dopo». Ne scrissero il Giorno e la Gazzetta di Saluzzo
C’è una sottile linea che collega l’Ohio (patria di Thomas Edison), Piossasco, Verzuolo e la sua cartiera. Una filo di corrente elettrica, per la precisione. Quella capace di alimentare una lampadina.
Se le ricerche dello storico locale Riccardo Baldi fossero confermate (e leggendo le prove prodotte non abbiamo motivo di dubitare), Verzuolo potrebbe essere la prima cittadina d’Italia ad essere stata illuminata con la corrente elettrica.
Se infatti siamo tutti convinti che la luce di natura elettrica sia stata inventata da Edison, gli appassionati in materia si contendono il primato citando un italiano, un piemontese: Alessandro Cruto. Nato a Piossasco (Torino) il 21 maggio 1847, persuasosi di poter smentire Galileo Ferraris (che in una conferenza torinese aveva sostenuto che la lampada ad incandescenza avrebbe avuto scarse probabilità di successo a causa delle difficoltà di trovare un filamento capace di resistere alle alte temperature), cominciò a modificare le sue guaine utilizzando il carbonio e realizzò una fibra capace di resistere alla tensione.
Era il 5 maggio 1880 e Cruto, col suo filamento resistente e dal buon rendimento luminoso, anticipava di circa otto anni Edison. Ma solo il 16 maggio del 1883, il Comune di Piossasco, fu illuminato con alcune lampade elettriche realizzata dal “genio di casa”.
A torto considerato il primo d’Italia, anche se smentito dalle testate giornalistiche del tempo. E tra queste anche dalla “nostra” Gazzetta. Sfogliando le carte e confrontando le date, infatti, Baldi ha fatto venire a galla un’altra verità. Il 10, 11 e 12 settembre del 1882, dalla domenica al martedì della festa patronale del Santissimo Nome di Maria, mentre la pioggia cadeva a catinelle, Verzuolo si illuminò con 18 lampade da 45 watt a corrente continua. Domenica e lunedì vennero eseguiti due esperimenti; martedì fu il giorno più importante, in cui si accesero tutte le lampade davanti ad un folto pubblico ed alcuni giornalisti, giunti da Cuneo e Saluzzo. L’esperimento venne condotto dall’ingegner G. Defranceschi di Milano, utilizzando lampade ad incandescenza inventate da Joseph Wilson Swan, che dopo aver lavorato come apprendista di un farmacista, si interessò alla diffusione della luce attraverso corpi di vetro. Ad aiutarlo nell’impresa un certo E. Siccardi, con tutta probabilità Emilio, figlio del conte Giuseppe.
L’esperimento verzuolese non ebbe seguito: il Comune non stipulò alcun concordato per portare, primo in Italia, la corrente elettrica nelle vie del paese. Altre città, a cominciare da Piossasco e poi Torino nel 1884 e Cuneo nel 1889, arrivarono prima a questa svolta. Si dovranno attendere 18 anni per avere Verzuolo illuminato da 37 lampade da 16 candele di potenza. Il merito, neanche a dirlo, è di Luigi Burgo, rampante ingegnere ligure convinto dal verzuolese Tommaso Toesca a spostarsi in bassa valle Varaita: grazie a questi, tra il 1900 e il 1902 si concretizzò la prima illuminazione pubblica e privata di Verzuolo. Nel 1905 nacque la Cartiera Burgo.
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