10 giugno 1940: attacco alla Francia In val Varaita scatta la deportazione storia Riattivate le fortificazioni, entra in azione la Guardia di frontiera

10 giugno 1940: attacco alla Francia In val Varaita scatta la deportazione storia Riattivate le fortificazioni, entra in azione la Guardia di frontiera
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Ottant’anni fa, proprio in questi giorni, iniziava anche per l’Italia il secondo conflitto mondiale. Dopo una iniziale scelta di non belligeranza, il Duce compiva il passo fatale, che lo legava indissolubilmente ai destini del Terzo Reich, nonostante, nel corso dei mesi precedenti, le Potenze Alleate avessero cercato di dissuaderlo dal compiere una tale scelta.

Il 10 giugno 1940, Mussolini, dal balcone di piazza Venezia, annunciava a una folla festante: «Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne dell’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania! Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Francia e Gran Bretagna».

Lo scoppio delle ostilità portò ben presto le operazioni militari a estendersi verso i confini e, in particolar modo, verso la frontiera francese e il territorio del Vallo Alpino, dove operavano il I e il II Corpo d’Armata, situati rispettivamente a Torino e ad Alessandria.

LE PRIME MANOVRE

Anche l’Alta Valle Varaita fu teatro, in particolare, in quel periodo, delle manovre militari della Gaf, la Guardia di Frontiera, costituita sia da elementi di fanteria che di artiglieria, un Corpo militare che operò dal 1934 al 1943 a presidio delle aree di confine.

L’Alta Valle Varaita era già stata in buona parte fortificata, nel periodo antecedente al conflitto, con numerosi forti e strutture difensive. A Pontechianale, si trovavano ben tre caserme (la “Castello”, la “Nino Curti” e la “Casermetta” da 100 uomini a Chianale).

Diverse costruzioni militari difensive erano poi state poste sui diversi colli. Ad esempio, a Bellino ve n’era una a Colletto Balma, a Pontechianale ve n’erano diverse sul Colle della Losetta e sul Colle del Lupo, e a Tour Real. Anche a Casteldelfino era stato collocato un posto di combattimento alle Grange Pralambert.

Tutte queste località videro il susseguirsi di alcuni brevi scontri militari nel giugno del ’40, in cui furono protagonisti i membri della Gaf e altre unità del Regio Esercito Italiano. Per facilitare tali azioni belliche, fin dal 1938, un protocollo del Comando della Zona Militare di Cuneo aveva iniziato a raccogliere informazioni, ai fini di effettuare uno sgombero delle popolazioni di alcuni comuni e borgate montane.

Queste vicende, sconosciute ai più, sono ben evidenziate nel libro di Fusta editore “Con la Gaf al Colle del Lupo, Itinerari in Alta Valle Varaita sul filo dei ricordi di Vigolo Guerrino”, a cura di Almerino e Daniele De Angelis.

VALLIGIANI PORTATI VIA

Le zone interessate da tali spostamenti furono così quelle di Crissolo, Casteldefino, Pontechianale e Bellino. Il trasferimento dei civili fu tempestivamente realizzato in due giorni, dal 10 al 12 giugno 1940. Non si hanno, tuttavia, dati precisi sul numero di persone che effettivamente fu trasferito. Sappiamo solo, ad esempio, che da Pontechianale 637 abitanti furono spostati verso i comuni di Montegrosso e Vigliano d’Asti. Nonostante la deportazione forzata di parte della popolazione, le operazioni militari italiane sul confine non iniziarono subito.

Le truppe francesi restavano salde e pronte a difendere a qualsiasi prezzo la loro posizione, nonostante il rischio di essere accerchiate dai tedeschi, che il 20 giugno avevano occupato Lione. Nello stesso giorno il Comando italiano diede finalmente l’ordine di attacco su questo fronte, stabilito per le ore tre del giorno successivo.

Le manovre militari di attacco furono effettuate dalla Divisione Cuneense, soprattutto verso il Colle dell’Autaret e il Col Tronchet, mentre la zona dell’Alta Valle Varaita ne fu interessata marginalmente.

I contingenti della Gaf restarono a sorvegliare le fortificazioni militari di Pontechianale e dei comuni vicini. Il 28 giugno, i combattimenti erano praticamente cessati e la popolazione valligiana ritornava nei propri paesi. Gli abitanti chiesero dei rimborsi per i disagi subiti, ma senza alcun esito positivo.

SARÀ UNA GUERRA LUNGA

Molti iniziavano a patire i primi stenti di una guerra per niente “lampo”, come annunciato dalla propaganda fascista, ma destinata a prolungarsi. Si cominciava a intravedere le prime crepe nella fedeltà a un regime, che aveva compiuto una scelta tragicamente sbagliata.

Alcuni soldati della Gaf tennero le loro posizioni a Pontechianale e in altre zone della vallata fino al 1945, mentre altri lasciarono i loro posti, dopo il vuoto di potere, originatosi l’8 settembre 1943, in concomitanza con l’armistizio e il conseguente sbandamento, dandosi alla macchia o in alcuni casi scegliendo la strada della lotta partigiana.

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