A REVELLO LA LEZIONE DI DON MILANI: METTERE TUTTI ALLA PARI
Paola Mainotti è la dirigente dell’istituto comprensivo di Revello. È lei ad aver attuato questa repentina conversione digitale. Che deve fare i conti, però, anche con i diritti e le possibilità degli alunni. Come vi siete attivati per le nuove lezioni?
«Abbiamo inviato ai genitori una circolare per spiegare la situazione e l’utilizzo del registro elettronico».
Cosa è Moodle?
«Uno spazio virtuale di Aruba che abbiamo potuto acquistare perché premiati dal ministero. Il suo uso inizialmente era pensato per la formazione insegnanti. Ma questa emergenza ha cambiato le cose, spostando l’utilizzo della piattaforma a beneficio di studenti e famiglie».
Come procede la digitalizzazione della didattica?
«Inutile fare mistero della numerose difficoltà. Di apprendimento da parte dei ragazzi, in mancanza di una figura docente presente. Di natura tecnologica: in valle non arriva la fibra e, in collina e in campagna in particolare, le video-lezioni risultano rallentate. E anche di natura economico/sociale: diverse famiglie non hanno a disposizione i device adeguati e in alcuni casi nella stessa casa ci sono anche 2 o 3 figli iscritti alle scuole».
I tablet del Comune faranno la differenza?
«Sì, per alcune famiglie sono strategici. Dobbiamo solo individuare i giusti beneficiari. Ho attivato anche un contatto con i servizi sociali per poter fare questa scelta in modo oculato».
Una missione alla Don Milani…
«Sì, non vogliamo che con la digitalizzazione si lasci indietro chi parte già da una posizione di svantaggio. C’è il rischio di abbandonare alcuni di loro tre volte: perché i genitori non possono seguirli, perché gli insegnanti non sono più lì al loro fianco, perché la tecnologia crea un divario che si ripercuote sulle loro possibilità».
Questa digitalizzazione forzata può essere di buon auspicio?
«Si è effettivamente accelerato un processo e molti insegnanti hanno dimostrato grande spirito di adattamento. Superata questa fase, saremo più pronti ad utilizzare le nuove frontiere della didattica, fermo restando che fino ad una certa età la presenza fisica degli insegnanti è uno stimolo irrinunciabile».