A tu per tu con Saviano, rincorrendo un sogno
La storia di Paolo, Samuele e Maria Sanfilippo è una di quelle vicende che richiamano i racconti del “Cuore” di De Amicis, ma ambientati in epoca moderna. Un lieto fine che tiene insieme i segni di un’umanità solidale e il senso della predestinazione.
I loro genitori, pur vissuti in contesti difficili, sono riusciti a superare le avversità e a costruirsi a Manta una vita, che stava diventando un sogno, con il progetto di una bella casa in pre-collina. La morte improvvisa di entrambi, padre e madre, nell’arco di pochi mesi, ha lasciando i ragazzi senza punti di riferimento. Maria, più grande, lavora e ha una casa tutta sua. Paolo e Samuele, ora 19 e 18 anni, hanno trovato ospitalità a casa del dottor Silvio Galvagno, presidente del Comitato di collaborazione medica, e della moglie Maria Teresa Caselle, in passato già affidatari di altri figli, ben voluti da tutti nella comunità mantese.
Le esperienze, si sa, affinano la sensibilità delle persone. E forse non è un caso che Paolo, 19 anni, iscritto al liceo scientifico di Saluzzo, la scorsa settimana abbia ricevuto un’imprevista gratificazione al suo impegno in ambito civile. Attivista di Libera (associazione contro le mafie) ha avuto l’opportunità di intervistare in una diretta social lo scrittore, regista e sceneggiatore Roberto Saviano.
Paolo, cosa ti ha portato a tu per tu con uno dei tuoi grandi miti?
«Il progetto "Fenomenale", promosso da Associazione Liberavoce, Kosmoki e sostenuto da Crc e Csv Società Solidale, ha l'obiettivo di coinvolgere e sensibilizzare i giovani attraverso eventi di vario tipo: dirette, incontri con ospiti e film da proiettare nei paesi della provincia attraverso un cinecamper. È stato un lavoro di squadra, per noi un importante traguardo».
Di cosa avete parlato nella diretta?
«Con Saviano abbiamo trattato il tema dei giovani e della mafia, indagando le motivazioni che spingono dei miei coetanei a entrare nelle cosche, principalmente per il prestigio e il potere che tale appartenenza conferisce in contesti di illegalità. Quando ho chiesto come si possa interrompere questa catena, lo scrittore mi ha risposto che la cosa più importante è educarli alla felicità. Se quei ragazzi conoscessero la vera felicità, non cadrebbero nella rete della mafia».
Emozioni?
«Tante. Per me Saviano è un grandissimo esempio da seguire, un modello di vita, che mi sorprende sempre per tenacia e forza di volontà».
Come ti sei avvicinato a questi temi?
«La mia passione più grande è nata grazie a Libera, che si occupa di diffondere i temi legati alla criminalità organizzata e di creare una comunità alternativa alle mafie stesse. Qui ho incontrato la mia vera vocazione: conoscere, informare e condividere ciò che accade nel nostro Paese e nel mondo, cercando di porre rimedio ai tanti problemi che toccano i cittadini onesti. Da lì è nato il gruppo “Scamperstrati”, che potete trovare sia su Instagram che su Facebook».
Programmi per il futuro?
«Sono un diplomato del Covid. A settembre mi iscriverò a Giurisprudenza. Nella mia vita vorrei diventare magistrato, e più precisamente il pubblico ministero. È un grande sogno, difficile da raggiungere, ma la motivazione non mi manca. Devo tanto alla famiglia Galvagno che si è presa cura di noi. Spero che i miei genitori siano orgogliosi».