Adesso riaprite le case di riposo

Adesso riaprite le case di riposo
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Sono ormai quattro o cinque anni che ho “adottato” un’arzilla vecchietta che, come purtroppo molti altri suoi coscritti, sta finendo la sua vita “abbandonata” in una casa di riposo.

L’ho conosciuta per caso, accompagnando la mia ragazza a trovare suo nonno in quella Rsa.

Il nostro rapporto è nato spontaneamente, ed è poi cresciuto pian piano col susseguirsi delle mie visite.

“Abbandonata” nella struttura dai suoi cari, l’adorabile nonnina in cuor suo li ha sempre giustificati asserendo che sono sempre troppo impegnati col lavoro. E così, per caso, sono arrivato io a supplire a quella grave e dolorosa mancanza. Almeno un poco, spero.

Per fortuna, qualche giorno fa, dopo il lungo periodo di lockdown, sono finalmente riuscito a rivederla, facendole visita. E non potete nemmeno immaginare la tirata di orecchie che mi ha fatto perché non sono più andato a trovarla.

Sono bastate due occhiate e quattro sue battute per farmi subito capire che il problema degli anziani come lei è che i nostri amati “vecchi” non capiscono bene la situazione che stiamo vivendo, come dice lei, «là fuori».

Gli anziani ospiti di queste strutture non hanno ben presente cosa sia il Covid; perché nessuno glielo ha spiegato come dovrebbe, oppure perché con gli acciacchi dell’età faticano a capirlo.

Il problema è che in questo modo si sentono letteralmente abbandonati. E le sporadiche riaperture che permettono ai parenti una visita ogni chissà quanti giorni e sempre di durata limitata, non bastano certo per rassicurarli sull’affetto dei propri cari.

Quindi vi prego, ascoltate la mia supplica, e riaprite le case di riposo alle visite di parenti, amici, volontari, animatori, perché altrimenti, altroché virus, li faremo morire di solitudine!

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