Africa, America latina, Asia: l’impegno dei salesiani nelle situazioni marginali con lo spirito pratico del santo piemontese Missioni Don Bosco, un’antenna Covid-19 presente nelle aree più povere del pianeta

Africa, America latina, Asia: l’impegno dei salesiani nelle situazioni marginali con lo spirito pratico del santo piemontese Missioni Don Bosco, un’antenna Covid-19 presente nelle aree più povere del pianeta
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In Piemonte è presente un’antenna Covid-19 mondiale. È quella di «Missioni Don Bosco», l’ente che sostiene i progetti dei salesiani nelle aree più povere del pianeta.

È un’antenna particolare: registra il grado e la fantasia della solidarietà che in questi mesi si è dispiegata, si direbbe con intensità maggiore là dove le risorse sono più rare e più fragili.

Africa, America latina, Asia…

Se in Italia abbiamo vissuto per primi la pandemia subito dopo la Cina, ne stiamo venendo fuori grazie alla scelta di mettere al posto giusto la questione della salute pubblica. Ma nel resto del mondo anche i Paesi che godono di un altissimo PIL stanno pagando lo scotto per aver preso sotto gamba l’allarme sanitario. Subito dopo gli Stati Uniti nelle prime posizioni della triste classifica per numero dei contagi vi sono il Brasile e l’India.

Proprio in questi due Paesi la stretta vicinanza dei «Figli di Don Bosco» alle situazioni marginali, con lo spirito pratico che ha caratterizzato il santo piemontese, ha permesso di trovare accorgimenti e risposte ai bisogni della popolazione più esposta.

In Amazzonia l’intera comunità di 20 salesiani a São Gabriel da Cachoeira è stata colpita dal virus. Si è curata a casa con antibiotici, con le flebo fornite dall’ospedale e facendo ricorso a miscele di erbe particolari che gli indigeni preparano. È stata una «scoperta» delle possibilità di cura e di guarigione attraverso metodi naturali. Con i 10 preti della diocesi e le suore salesiane che gestiscono il collegio statale, in testa il Vescovo Monsignor Damian Edson Taschetto, i Figli di Don Bosco si sono messi a disposizione per aiutare in qualsiasi modo durante questa emergenza.

C’è una casa poco fuori dal capoluogo, chiamata «Cachoerina», usualmente usata per ritiri e per incontri: adesso è destinata ad accogliere persone che sono sotto monitoraggio, per constatare se hanno avuto il contagio o meno. Molti preferiscono non andare in ospedale, negli ambulatori o nei dispensari medici, ma rimanere a casa considerato il rischio di essere contagiati nei pronto soccorso o nelle sale d’attesa.

Moltissime famiglie restano senza cibo, senza soldi perché la maggior parte delle persone lavora vendendo per strada prodotti come farina, pesce e frutta: in questo periodo di lockdown non può stazionare in luoghi pubblici, e quindi non ha nessun introito. Moltissimi sacchi di cibo vengono consegnati a queste famiglie.

In India le grandi migrazioni interne sulle rotte dei lavori stagionali quest’anno si sono incrociate con il blocco dei rientri a causa della pandemia. Lontani dalle famiglie, senza risorse per sopravvivere, moltissimi si sono trovati in grave difficoltà a prendere un treno e ad affrontare un viaggio che può durare fino a tre giorni.

A Mumbai i viaggiatori hanno dovuto prenotarsi con anticipo di almeno 3 settimane e arrivare in stazione 6 ore prima della partenza per sottoporsi a tutti i controlli sanitari e di polizia. È accaduto che alcuni treni siano stati cancellati, come quello programmato a tarda notte per l’Uttar Pradesh. Grande disagio per coloro che avevano ormai lasciato la casa in affitto: non tutti sono riusciti a trovare riparo per la notte: un incubo per gente non abituata a vivere per strada. I salesiani del centro di Nerul si sono allora organizzati per fornire a questi migranti un pacco viveri.

A Warangal il team dell’opera «Don Bosco Navjeevan» ha fatto un sopralluogo nella stazione ferroviaria, trovando 32 lavoratori migranti che stavano andando a piedi da Karimnagar, nello Stato di Telengana, verso lo Stato di Assam (due km da percorrere sui binari). Don Maranreddy Jaya Prakash, direttore dell’opera, si è recato dalle autorità distrettuali per presentare il problema e, grazie all’impegno dei Governi dei due Stati, è stato organizzato un treno speciale per i migranti.

Negli altri 130 Paesi in cui sono attivi, la risposta al Covid-19 che i salesiani hanno data insieme con i giovani e con i cooperatori sono consistite nell’accoglienza e protezione di ragazzi di strada, nella diffusione delle profilassi anti-virus anche nei villaggi sperduti, nella realizzazione di mascherine nei laboratori di sartoria, nel soccorso per far fronte all’insufficienza alimentare, la grande emergenza nell’emergenza.

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