All’agricoltura non servono braccia “rubate” ma cervelli
C’è una questione economica che troppo spesso viene trascurata. Molte imprese agricole, pur avendo necessità di manodopera per svolgere le loro attività, non sono nelle condizioni oggettive di pagarla come dovrebbero e come vorrebbero. Un tema che, per comodo o per ignoranza, troppo a lungo è stato eluso.
Ora l’allarme che molte imprese lanciano è legato alla mancanza di manodopera, soprattutto quella straniera che le restrizioni imposte dall’emergenza Covid-19 ha bloccato nei propri Stati d’appartenenza o, peggio ancora, in qualche rifugio precario sul territorio nazionale.
Questa carenza di manodopera rischia di far saltare operazioni agronomiche, dalle semine alle raccolte, con conseguenze gravissime per le imprese coinvolte direttamente e per tutto il tessuto socio economico circostante.
IL DIBATTITO SUI VOUCHERE’ inevitabilmente tornato il dibattito sui voucher. Purtroppo, come sempre, si è riaperto viziato da pregiudizi strumentali che portano i decisori politici ad essere fuorviati. Forse sarà il caso di depennare dal vocabolario la parola voucher, proviamo ad utilizzare altri termini, sennò non se ne uscirà più.
Si dovrà far capire, almeno a chi è in buona fede, che l’agricoltura ha bisogno di strumenti flessibili per l’assunzione di manodopera, che spesso può decidere solo qualche ora prima se ne ha bisogno, per quanto ne ha bisogno e di chi ha bisogno.
Si dovrà far capire che i centri per l’impiego, nella gran parte dei casi, non sono funzionali a queste esigenze. Si dovrà far capire che certi strumenti, aggiustati, emendati, adeguatamente normati per impedirne l’abuso o l’uso improprio, sono anche a garanzia di certa offerta di manodopera.
NON SOLO MANODOPERA
Il tema del lavoro in agricoltura ha però tante altre letture. Bisogna che ci si renda conto che l’agricoltura non ha bisogno soltanto di generica manodopera. Le nuove agricolture hanno sempre più bisogno di personale qualificato, preparato, specializzato. C’è bisogno, anche e soprattutto nei campi, di competenze tecniche, agronomiche, di comunicazione.
In questi anni c’è stata una grande riscoperta degli indirizzi agrari, sia nell'istruzione superiore che nelle Università. Ci sono e ci saranno centinaia di giovani periti agrari, agrotecnici e laureati in agraria che potrebbero essere pronti a mettere a disposizione delle imprese agricole le loro competenze.
Competenze fondamentali anche a riscrivere i concetti dell'agricoltura italiana in funzione della sostenibilità ambientale ed economica.
Periti agrari, agrotecnici e laureati in agraria che però, a loro volta, hanno bisogno di confrontarsi fattivamente con le realtà imprenditoriali. Ne hanno estremo bisogno se vogliono davvero diventare dei bravi consulenti o dei bravi imprenditori agricoli.
Allora perché non mettere a frutto questa reciproca esigenza, perché non dare la possibilità a queste ragazze e a questi ragazzi di “lavorare la terra”, sfatando anche quel pregiudizio culturale che da sempre ci portiamo dietro e cioè che il lavoro dei campi sia un lavoro che tutti possono fare?
SPAZIO AI GIOVANIGiovani diplomati e laureati in agraria (under 30?) potrebbero essere assunti da aziende agricole come operai agricoli previa presentazione di un progetto aziendale che qualifichi questo incontro di esigenze con l’obiettivo di crescita reciproca. Un incontro tra le competenze teoriche e la pratica dell’attività agricola.ASSUNZIONI AGEVOLATEL’assunzione dovrebbe essere agevolata: potrebbe essere per un periodo minimo temporale di due anni con minimo sei mesi di attività per ogni anno. La retribuzione netta che andrebbe a questa categoria di dipendenti dovrebbe essere quella prevista contrattualmente per gli addetti agricoli, mentre lo Stato potrebbe accollarsi la parte previdenziale.
Sarebbe un modo, forse, anche per rivoluzionare un comune sentire. «Studia, sennò dovrai lavorare la terra», quante volte lo abbiamo ascoltato? Quand'è che arriverà il giorno nel quale potremo ascoltare un genitore, un insegnante, un adulto dire ad un ragazzo: «Studia, sennò non potrai mai fare l’agricoltore».