Allarme per la frutta cuneese

Allarme per la frutta cuneese
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Incertezza sui mercati legata alla Brexit, minaccia di nuovi dazi negli Usa, embargo imposto dalla Russia sulle importazioni di prodotti europei: se ne è discusso in questi giorni a Berlino per Fruit Logistica, la principale fiera internazionale di settore, in cui i tecnici di Coldiretti sono stati al fianco delle imprese cuneesi e piemontesi impegnate negli incontri strategici con i buyer stranieri.

Secondo un’analisi Coldiretti, le esportazioni di ortofrutta Made in Italy sono crollate del 4% nel 2019, su valori minimi degli ultimi cinque anni stimati pari a circa 4,7 miliardi di euro. Un motivo di forte preoccupazione degli operatori in Germania, dove si consuma quasi 1/3 dell’ortofrutta Made in Italy esportata e si registra un preoccupante crollo del 10%.

Anche la frutticoltura cuneese fa i conti con la contrazione delle esportazioni, in linea con i dati regionali e nazionali: -40% in due anni per i kiwi, -15% per le pesche e -10% per le mele.

La Granda conta una produzione di kiwi di 55 mila tonnellate all’anno su una superficie di 2 mila ettari. La produzione cuneese di pesche, che coinvolge 1.800 aziende, è di 1,2 milioni di quintali su una superficie di 2.300 ettari. Si coltivano sul nostro territorio 4.500 ettari di melo, per un totale di 2.500 imprese coinvolte.

Sul calo delle esportazioni il quadro è preoccupante, dice Roberto Moncalvo, delegato confederale di Coldiretti Cuneo. «E’ una situazione che va attentamente monitorata per salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali. È importante non disperdere le risorse per la promozione del vero Made in Italy - rimarca Moncalvo - e cercare ulteriormente di valorizzare il prodotto cuneese che, in questi ultimi anni, è stato liquidato, quasi sempre, sotto i costi di produzione. Auspichiamo che la partecipazione a questi importanti eventi fieristici e commerciali da parte di centri di condizionamento, aziende commerciali e Organizzazioni di produttori possa veramente rappresentare per il 2020 la svolta affinché le imprese agricole possano vedere giustamente remunerato il loro prodotto».

A livello nazionale, secondo Coldiretti, occorrono trasporti e infrastrutture efficienti fra Nord a Sud e poi verso ogni angolo d’Europa e del mondo. Serve, inoltre, una task force che permetta di rimuovere con maggiore velocità le barriere non tariffarie che troppo spesso bloccano le nostre esportazioni.

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